Belluno, 12 novembre 2020 – Un pezzo dell’antica storia di Belluno è tornato in città. Questa mattina al Museo Fulcis sono arrivate le spade bellunesi concesse in comodato d’uso dal Museo Correr di Venezia. Ad accogliere l’arrivo delle casse contenenti i preziosi manufatti, l’assessore alla cultura del Comune Marco Perale, il curatore del Fulcis Carlo Cavalli, il direttore del Circolo cultura e stampa bellunese Luigino Boito, la stampa e diversi collaboratori del progetto Interreg “Klang – Spade di leoni e aquile”, progetto finanziato dall’UE, dal Fondo FESR e Interreg V-A Italia-Austria 2014-2020 e sospeso tra valorizzazione turistica, riscoperta storica e scientifica di un passato finora noto per lo
più agli addetti ai lavori.
Alle armi bianche, ventotto pezzi tra i quali schiavone, targhe e corsesche, verrà dedicata una sala al primo piano del museo civico, vicino alla stanza della collezione di Florio Miari e subito prima di quella con le teche dei gioielli antichi. “Insomma una zona che ospita nuclei collezionistici particolari – spiega Cavalli, il curatore -, e che ha a che fare con i metalli. L’allestimento non sarà pronto prima del prossimo anno però, ora le spade dovranno essere sottoposte ad un intervento di restauro: alcune sono in buono stato, altre presentano problemi di ossidazione e di patine dovute a vernici protettive. Gli anni di produzione sono compresi tra il 1500 e i primi del 1600”.
Le armi sono arrivate in città all’interno di casse trasportate dalla ditta Mtec Italia di Marghera. Le casse sono state portate nel chiostro e aperte, per mostrare alcuni pezzi alla stampa presente. E’ stata l’occasione per ripercorrere brevemente la storia della produzione nel Bellunese.
“All’inizio del Seicento la nostra provincia produceva un milione e 100 mila libbre di ferro, 500 libbre di ferro crudo e 50 tonnellate di acciaio – spiega il direttore del Circolo, promotore del progetto Klang e partner, Boito -. Con questo materiale si producevano 2000 spade per l’arsenale di Venezia e dal ferro crudo si ricavavano le palle di cannone, sempre destinate a Venezia. 72 mila spade, poi, 600 – 700 per dieci anni, sono state inviate nel mercato dell’Inghilterra e della Scozia.
Una massa enorme di un bene di altissima qualità. E’ stato il primo made in Italy bellunese, prima del gelato e dell’occhialeria”.
“Abbiamo ripreso i contatti con il polo museale veneziano e abbiamo ripreso il progetto di riportare a Belluno parte delle spade, dal momento in cui abbiamo avuto a disposizione questo straordinario museo che è Palazzo Fulcis – le parole dell’assessore Perale -, un degno contenitore per questi pezzi preziosi. Con tutti i partner di Klang, operatori tecnici, culturali, scientifici e comunicazionali, siamo riusciti a raggiungere l’obiettivo di dotare il Museo di Belluno di un primo nucleo di spade, per ora 28 pezzi, che sono tipologicamente e cronologicamente diverse. Saranno un primo assaggio di quella che è stata per almeno tre secoli e mezzo una delle grandi industrie del Nord Italia. Belluno era un
proto-distretto industriale che ha prodotto spade grazie all’intera filiera dei metalli, grazie alle 20 fucine della Valbelluna e al carbone delle foreste del Cansiglio. La filiera si spingeva fino al Vittoriese e su fino a Maniago”.
Per saperne di più, l’articolo di Gianni Rotasso, esperto d’armi, già consulente del Museo di Castel Sant’Angelo a Roma