Il Nuovo CCNL Industria metalmeccanica è stato ratificato nella provincia di Belluno con il 93,8% di voti favorevoli. Il voto si è svolto in 36 aziende metalmeccaniche, per un totale di 2.763 votanti. 2.592 sono stati i voti favorevoli.
La maratona di assemblee che ha visto coinvolte le sigle sindacali metalmeccaniche FIM, FIOM e UILM si è svolta con non poche difficoltà, infatti il perdurare dei protocolli di sicurezza per contrastare la diffusione del Covid-19 ha fatto sì che le riunioni con i lavoratori fossero moltiplicate in numerosi frazionamenti per evitare assembramenti e si svolgessero per lo più all’aperto affrontando le mutevoli condizioni ambientali.
Tutto ciò non ha impedito che si sviluppasse un costruttivo dibattito sui temi normativi ed economici del contratto per addivenire al voto.
Le grandi fabbriche della Valbelluna hanno dunque votato plebiscitariamente per il sì: EPTA di Limana, Mitsubishi, Clivet, NPE, De Rigo Refrigeration, Vitec, vince il sì in maniera decisa anche alla Sest di Limana, dove nella tornata precedente il CCNL era stato ampiamente bocciato. Voto favorevole inoltre nelle aziende produttrici per il settore Ho-Re-Ca più colpito dagli effetti del lockdown come Olis, Firex e Polaris.
Spiega Matteo Caregnato della FIM CISL territoriale: “Abbiamo ottenuto aumenti salariali a tre cifre che di fatto scardinano la logica di aumenti prettamente legati all’inflazione consuntivata IPCA. Nei fatti si restituisce potere d’acquisto alle famiglie dei lavoratori metalmeccanici valorizzando la professionalità del settore in questo momento di incertezza e radicale trasformazione del sistema industriale italiano. Questi aumenti salariali sono legati a un nuovo paradigma di sviluppo e innalzamento delle competenze di una forza lavoro metalmeccanica che vuole tornare ad essere il cuore pulsante produttivo del Paese”.
“Il vasto consenso sull’ipotesi di accordo è stato determinato da due elementi chiave – commenta Alessio Lovisotto, segretario generale della FIM CISL Belluno Treviso -. In primo luogo, va detto che la contrattazione portata avanti ha ottenuto un aumento salariale che di fatto va ad anticipare la crescita dell’inflazione, già iniziata, e quindi a tutelare il potere d’acquisto dei lavoratori, anche attraverso l’applicazione di alcune clausole di salvaguardia”.
Il secondo aspetto che ha raccolto ampio consenso da parte dei 4.500 lavoratori metalmeccanici del Bellunese è la riforma dell’inquadramento professionale, fermo agli anni Settanta. La riforma attualizza il sistema di classificazione e aggiorna i sistemi di valutazione della professionalità dei lavoratori, adeguandoli alle trasformazioni tecnologiche e organizzative degli ultimi decenni.
“Viene ridefinita la concezione stessa del lavoratore – spiega Lovisotto – che, grazie al nuovo contratto, viene ora considerato non più sulla base esclusiva della sua mansione, ma in base a dei parametri di merito, che riguardano la formazione, le capacità relazionali all’interno degli organigrammi e la mobilità professionale. Si tratta di un vero e proprio cambio di paradigma, che prevede tra l’altro la possibilità di una ulteriore messa a punto attraverso la contrattazione aziendale”.
“Il settore metalmeccanico – prosegue il numero uno della FIM interprovinciale – sta tenendo, come già visto nel corso del 2020, anche se va valutata filiera per filiera. Il problema, adesso, riguarda i ritardi delle forniture della materia prima, elemento che sta preoccupando molte imprese e che è determinato da un forte disequilibrio macroeconomico: la Cina e gli Usa sono usciti prima dalla crisi pandemica e stanno assorbendo tantissima materia prima, generando scarsità di materia sul mercato e aumento dei prezzi: qualche azienda potrebbe chiedere la cassa integrazione proprio per questo motivo”.