Il cedro del Libano è un albero che, oltre ad avere un destino di maestosità, è pure un simbolo di sacralità e di incorruttibilità.
E’ l’albero più citato nella Bibbia e con il suo legno, inattaccabile dai tarli, è stato costruito il Palazzo di Salomone , il Tempio di Gerusalemme e, si dice pure, la Croce di Cristo.
Un esemplare di questo albero, che trovasi nel sagrato della Chiesa dei Santi Gervasio e Protasio di Belluno, ha circa un secolo di vita: lo testimoniano i cittadini ultrasettantenni del posto che lo ricordano, con affettuoso attaccamento, già grande quando, da piccoli, andavano a giocare festosamente sotto le sue fronde.
Orbene a noi piace pensare che il cedro sia stato piantato, non solo per corredare gradevolmente l’entrata della chiesa, ma anche per il suo significato di sacralità riconosciuto fin dall’antichità.
Ci risulta che questo albero maestoso sia stato considerato e rispettato con cura dai vari sacerdoti alternatisi nella conduzione della parrocchia. Contrariamente, l’attuale parroco don Andrea Tison, circa una decina di anni fa, appena subentrato, si è premurato di manifestare il suo intento di abbattere il cedro.
Sono seguite vibrate proteste della gente del posto che lo hanno fatto soprassedere, ma ora, più deciso che mai, ha annunciato in chiesa che, ritenendo l’albero pericoloso e dannoso, avrebbe provveduto al taglio, invitando i parrocchiani a non far più opposizione.
Però alcuni di questi, non condividendo il parere del parroco e preoccupati di veder scomparire un albero entrato nel loro vissuto e rimasto affettivamente nella loro memoria, hanno richiesto il nostro intervento.
A noi non risulta, da un’analisi superficiale, che il cedro si trovi in condizioni fitosanitarie precarie, anzi esso appare sano, stabile e vitale. Si trova a 5 metri dalla chiesa, distanza che gli esperti ritengono sufficiente per non compromettere gli edifici vicini, soprattutto quando l’albero, come in questo caso, è provvisto di profonde radici a fittone.
Solo nell’improbabile caso che, da una perizia accurata di tipo biomeccanico, fosse accertata la sua pericolosità, non avremmo consapevolmente motivo di fare obiezioni di sorta.
Tale specifico accertamento non risulta sia stato fatto.
Cosa sarebbe del verde in città se, ci si basasse solo su una presunta e non evidente pericolosità per legittimare abbattimenti, (magari per evitare i costi di manutenzione, come gli interventi di potatura), anche in spregio alla normativa comunale in materia?
Nel regolamento di applicazione di Piano Regolatore vigente dal 7.11.2007, al punto 10.1 si legge testualmente: “Le alberature esistenti, soprattutto se di notevoli dimensioni, dovranno essere rigorosamente tutelate”
Al punto 10.4 si precisa inoltre: “Ogni intervento da attuare in corti o giardini, siano essi privati o pubblici, che rivestono interesse storico, paesaggistico, architettonico, ambientale deve essere mirato alla conservazione e l’intervento dovrà essere progettato da tecnico competente”
Chiediamo pertanto fermamente al Comune di Belluno di non dimostrarsi indifferente e inadempiente nel far rispettare la propria normativa in materia.
per il CTG Anacleto Boranga
per ITALIA NOSTRA Luiberto Croce
per il WWF Claudio D’Incà Levis