Oggi alle 11 davanti a Palazzo Montecitorio manifestano 16 associazioni contro il comportamento tenuto dal Governo Giallo-Verde, dopo l’ennesima panzana rifilata ai risparmiatori in occasione dell’incontro di Palazzo Chigi avutosi in data 8 aprile scorso.
In effetti, il Premier G. Conte aveva promesso che il giorno dopo il Consiglio dei Ministri avrebbe votato una norma correttiva della legge vigente (approvata appena 4 mesi or sono, nr. 145/2018) cosi da metterla al passo con le regole europee vigenti tema di regime d’aiuto. Fatto non accaduto! Del resto, è dal 24 maggio 2018 che il Presidente del Consiglio sta con le mani in mano, in attesa di poter fare qualcosa di concreto pro-azzerati dalle banche venete. Chi glielo impedisce? La risposta è oramai nota a tutti, si tratta di due presidenti di associazioni vicentine: Andrea Arman e Luigi Ugone. Coloro che non si riconoscono in questi due epigoni assunti alla cronaca nazionale, pur avendo votato in gran parte Lega e 5 Stelle, oggi potranno dimostrare il loro netto dissenso.
A dire il vero, la manifestazione odierna era stata organizzata, dando per scontato che le riunioni del Consiglio dei Ministri hanno luogo a Roma, nossignori oggi la compagine governativa è casualmente in trasferta a Reggio Calabria.
Comunque sia, nella seduta che avrà luogo in Sud Italia, i Ministri troveranno in cartellina per l’approvazione il decreto “sblocca cantieri”, mentre l’altro, quello tanto atteso dai risparmiatori danneggiati, ovvero il “decreto crescita”, è stato rinviato ad una seduta da tenersi dopo aver mangiato le uova di Pasqua. Ieri il Presidente della Repubblica aveva segnalato al Premier Conte che i due provvedimenti, votati una prima volta il 20 di marzo non erano ancora giunti al Quirinale 28 giorni dopo la loro adozione e domandava, dove stava e sta l’urgenza, se trascorso un mese non esisteva né esiste ancora una stesura definitiva. Ovvio, queste sono quisquilie procedurali, di cui i ciarlatani della politica governativa non si curano affatto, loro sono tutti presi dall’essere costantemente nei media a tromboneggiare h 24 (ventiquattro ore).
Al lettore segnalo, che se i decreti-legge non li firma anche il Capo dello Stato e non sono stampati in Gazzetta Ufficiale, semplicemente non esistono e non producono alcun effetto. Ogni notizia sentita in quest’ultimo mese in proposito, da radio-tv-internet o letta sulla carta stampata, potrebbe essere verosimile ma non risulta acclarata dalla specifica fonte normativa, quindi può essere anche non vera. Si sa il percorso di una legge è noioso, ma vale la pena di applicarlo al caso concreto dell’emananda norma che interessa i truffati peraltro, un’altra volta, rinviata.
Se il prossimo Consiglio dei Ministri la approverà, per trasmettere le carte a Mattarella che dovrà leggerle e quindi dare l’ok si stampi, necessitano 15 giorni di tempo, di conseguenza il c.d. “decreto crescita” apparirà ufficialmente in GU e potrà essere tramesso alle Camere entro la prima decade di maggio. Il Parlamento ha, di suo, 60 giorni di tempo per convertirlo in legge; di conseguenza la legge vedrà la luce entro la prima parte del mese di luglio. Una volta che la stessa sarà pubblicata, il MEF potrà procedere – probabilmente – entro lo stesso mese od ai primi giorni del mese successivo all’adozione del decreto attuativo per i dettagli: tra questi una commissione di valutazione.
La legge in vigore concede 180 giorni ai truffati per avanzare le loro richieste una volta rese pubbliche le procedure inserite nel Decreto Ministeriale. Contando 6 mesi, la data ultima per attivarsi risulta – da calendario – gennaio 2020 o nella migliore delle ipotesi la seconda quindicina del mese di dicembre anno corrente. Va da sé che il 2019 è trascorso senza rimborsi ai truffati, a meno che – la proposta Tria ignota negli intervalli temporali- non decurti drasticamente i momenti per l’accoglimento delle situazioni con reddito Irpef fino a 35.000,00 € annui o 100.000,00 € di valore mobiliare, situazione prevista in circa il 90% dei casi.
Altra questione, non di minore importanza, è la modifica della tabella che reca il pagabile ai truffati per gli anni 2020 e 2021. Sul punto è stato già scritto, la quantità di soldi per il 2019 è più che sufficiente stante il ritardo finora accumulato dal Governo del Cambiamento, anzi 75 milioni rischiano perfino di non essere spesi. Occorre invece che le cifre di 325 e 425 milioni di € siano rimpinguate nell’apposito schema riportato a pag. 132 del DEF, prevedendo una liquidità pari a 750 milioni per ciascuno degli anni in esame e ciò va posto anche in relazione alla tempistica della norma in itinere, così da recuperare anche l’eventuale non speso dell’anno corrente.
In questa situazione si ripete la proposta che tutte le forze d’opposizione (più la Lega?) possano contribuire a migliorare il quantum pagabile ai truffati nei prossimi due anni e che il 2019 non passi del tutto inutilmente, rivelandosi l’ennesima presa in giro dei cittadini che hanno creduto nel risparmio come valore in sé e quale tutela per la loro sicurezza economica.
Enzo De Biasi – Codacons Veneto
18 aprile 2019