Sarebbe un errore immenso spostare nella dimensione istituzionale/costituzionale, problemi ai quali, per incapacità del legislatore, non si riesce a dare una risposta mediante la politica ordinaria (problema occupazionale, ripresa economica, precarietà giovanile, degrado urbano, informazione, legge elettorale -dimenticata nei cassetti?-, ecc. ecc.)
Diventa molto più facile addossare la causa dei mali del nostro paese all’art. 41 della costituzione ed ai controlli e contrappesi che la Costituzione pone in essere per evitare derive autoritarie, che cercare le cause vere che determinano la grave crisi che stiamo attraversando.
Ma proviamo a leggere insieme l’articolo 41.
Primo comma: “L’iniziativa economica privata è libera”. Dunque la libertà d’impresa ricade già fra i nostri valori collettivi. Che altro dovremmo aggiungerci per renderla più libera?
Secondo comma: “Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana». E che dovremmo dire? Che le imprese d’ora in poi saranno dannose? Che gli industriali devono esser liberi di brevettare giocattoli pericolosi, auto inquinanti, ecomostri, farmaci nocivi? Che possono trasformare le loro fabbriche in altrettanti lager o gulag?
Terzo comma: “La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali”. Senza controlli ciascuno farebbe un po’ come gli pare: sarebbe come predicare la sicurezza togliendo strumenti investigativi alla giustizia.
Cancellare il controllo sulle attività private e pubbliche, in una realtà economica globalizzata, darebbe spazio a tutta una serie di leggi che abbasserebbero i vincoli di “sicurezza, dignità e libertà” e quindi via libera al mercato del lavoro cinese, alle aziende che ammazzano i lavoratori per risparmiare sulla sicurezza, a turni da suicidi, a precariato a vita …..
La proposta di rivedere l’articolo 41 della Costituzione contiene i germi di un’illusione: l’illusione che l’economia ripartirà, se solo si possono iniziare attività senza controlli. L’illusione che l’eliminazione di tali controlli sia un bene in sé, anche in paesi privi di cultura della legalità.
Il governo reagisce alla crisi proteggendo il vecchio paradigma dell’avidità senza briglie.
La bolla scoppiata nel 2007 era fatta di illusioni tossiche, di un’avidità sfrenata di ricchezza, e anche della mancanza di controlli su illusioni e avidità. Uscirne comporta sicuramente sacrifici, ma è in primo luogo ristabilire freni e opportuni controlli.
Se si vuole eliminare burocrazia inutile, basta agire sulle leggi ordinarie e non certo su questo sacrosanto articolo della costituzione.
Inoltre la modifica del comma secondo dell’articolo 41 impatterebbe fortemente anche sull’impianto della prima parte della costituzione.
Opporsi all’assistenzialismo e allo statalismo soffocante, non può non voler dire, in nome di nuovi ideologismi liberisti, ignorare l’autentica evoluzione del costituzionalismo moderno, che esige la garanzia e lo sviluppo non solo dei diritti politici, ma anche dei diritti sociali e quindi la rimozione degli ostacoli economico-sociali, al pieno sviluppo della persona umana (art.3).
Le modifiche costituzionali dovrebbero essere orientate allo sviluppo delle garanzie e dei diritti in essa già espressi, non a togliere le une e ad eliminare gli altri.
E’ quanto mai necessario individuare nuovi percorsi economici, culturali e antropologici.
Il vecchio paradigma, quello di uno Stato senza regole, che alcuni ministri individuano come stato moderno, in cui regnano ruberie e nepotismi, sta già precipitando.
Francesco Masut,
Circolo PD di Cavarzano