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Non solo arte contemporanea per DC a Casso. Andrea Visentini affresca l’antico capitello. Domenica l’inaugurazione

Andrea Visentini al Capitello di Casso Foto Giacomo De Donà
Andrea Visentini al Capitello di Casso Foto Giacomo De Donà

Il Vajont è terra di confine, tra Veneto e Friuli Venezia Giulia. Il Comune di Erto e Casso, amministrativamente, è friulano. Ma Erto fa parte della Diocesi pordenonese e Casso di quella bellunese.

Il Trui del Sciarbon è il sentiero in quota che dall’abitato di Casso prende ad Est, e conduce ad Erto, dalla Valle del Vajont verso la Valcellina.
Da Casso parte anche il Troi de Sant’Antoni, che muove dalla parte opposta, verso Ovest, scendendo verso Codissago e inoltrandosi nella Valle del Piave.
Il Capitello di Casso si trova accanto al cimitero, proprio all’inizio del Troi de Sant’Antoni.
Si tratta di una piccola edicola, i muri di sasso a vista, il tetto in lastre, come usava a Casso fino a pochi anni fa.
Poche le informazioni storiche.
Non si sa a che Santo il capitello fosse dedicato in origine.
Lo scorso inverno, l’Associazione insieme par Cas, con l’aiuto del Comune di Erto e Casso, l’ha restaurato.
Al suo interno, si trova un altare in pietra. Le tre nicchie a muro, ospitavano un tempo delle rappresentazioni sacre, oggi perdute, delle quali c’è scarsa memoria.
Qualche mese fa, l’Associazione insieme par Cas e Dolomiti Contemporanee hanno iniziato a ragionare insieme sul quali soggetti potessero essere rappresentati nelle nicchie vuote.
E da questo dialogo, è nata una collaborazione.
Domenica 22 giugno, alle ore 15.00, il capitello restaurato verrà inaugurato ufficialmente, alla presenza dei paesani e del parroco di Longarone, Don Gabriele.
Le pitture murali sono state affidate a Dolomiti Contemporanee, ed eseguite quindi dall’artista Andrea Visentini, che ha riprodotto alcuni soggetti sacri tradizionali interpretandoli secondo uno stile espressivo personale.
Un Sant’Antonio e una Madonna, a cui farà seguito un Cristo, e che costituiscono, nello stile soggettivo del pittore, un dialogo tra il passato e il presente.
Ancora una volta, Dolomiti Contemporanee dimostra dunque il proprio interesse per l’identità dei luoghi, per le relazioni con il contesto, la storia, la socialità e la cultura dei territori in cui opera.
Sin dall’inizio, il Nuovo Spazio di Casso, oltre a operare come un Centro innovativo d’arte contemporanea, ha lavorato all’innesco di relazioni di senso con questa terra e con la sua gente.
Perché l’arte, sempre, è apertura, scambio, confronto.
Questo incontro tra il nuovo e il vecchio, a Casso, tra la cultura innovativa e la tradizione della memoria, è bello, forte, significativo.

Il restauro del capitello è stato possibile grazie al sostegno del Comune di Erto e Casso e dal Parco Naturale Dolomiti Friulane. Si ringraziano anche Ernesto Da Rold e Marco Mazzucco.

 

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