Dal Primiero 1000 firme raccolte in soli due giorni nei vari punti di raccolta della festa del canederlo. Quale migliore risposta dei cittadini, diventati oramai un popolo (superate le 6000 firme) all’avvio del dibattito pubblico sulla diga sul Vanoi.
Quelle che pochi mesi fa erano voci disperse e sole contro la prepotenza – dichiara Michele Facen del Comitato per la difesa del Torrente Vanoi – adesso sono il coro di un popolo che non conosce confini territoriali e sta dicendo NO con coraggio, coscienza e determinazione alla diga. Dimostrino allora i nostri politici che la democrazia è ancora viva e riconoscano che il dibattito pubblico avviato solo per obbligatorietà di legge in una stanza chiusa è ben diverso da quello che parte dalle strade, dalle piazze, dagli esercizi pubblici e da ogni luogo di incontro da Canal S.Bovo, dal Primiero, dal Bellunese orientale, dall’Alto vicentino, dove la popolazione si unisce ai No istituzionali di Provincia Autonoma di Trento e Provincia di Belluno con ancora più determinazione.
Quanto dovrà attendere perché da Venezia si ritiri questo progetto e lo si affossi per sempre, applicando le vere alternative possibili? Perché non ascoltare la voce della montagna e farne tesoro per migliorare realmente le condizioni di vita anche della pianura?
La montagna sta soffrendo come la pianura il cambiamento climatico e porta con sé ancora le cicatrici di Vaia, com’è possibile che si possa pensare che una diga da 20 milioni di metri cubi incastrata su una valle fragile possa risolvere un problema che esige un cambiamento radicale di uso dell’acqua e delle risorse naturali in genere e si spacci anche per un’opera che metterebbe in sicurezza il fiume Brenta da queste stesse calamità?
Eventi estremi come siccità, alluvioni, tempeste improvvise, ci dicono che le vecchie soluzioni non funzionano più. La Natura ci richiede uno sforzo collettivo ben più grande, che includa non solo gli interessi di una categoria economica, ma quelli ben più importanti, delle future generazioni. Canal San Bovo (Trento), ogni 50 anni, negli ultimi due secoli, ha subito alluvioni terrificanti in cui il Vanoi, da piccolo torrente è diventato fiume che ha seminato morte e strage, portando letteralmente con sé pezzi di valle, abbattendo il ponte di Ronco l’ultima volta nel 1966. Ricordiamolo, – conclude Michele Facen – prima di parlare di sicurezza del Brenta, che la sicurezza della montagna corrisponde alla sicurezza della pianura, come un ecosistema di fiume sano a monte porta benefici agli ecosistemi del fiume a valle.