Salgono ufficialmente a cinque gli ecotipi di fagiolo bellunesi, oltre ai Lamon già certificati IGP, quelli riconosciuti e iscritti nell’Elenco Nazionale dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali (P.A.T.). Oltre al Fagiolo bala rossa feltrina, al Fagiolo bonèl di Fonzaso, al Fagiolo gialét, alle Mame d’Alpago, dallo scorso 22 maggio con Decreto del Ministro dell’Agricoltura, si sono aggiunte finalmente anche delle Mame feltrine.
Esistono localmente molti altri ecotipi di fagiolo, tuttavia quelli elencati, sono dotati una loro precisa e definita integrità e dinamicità genetica, tra i più diffusi e coltivati e grazie a studi condotti con metodo scientifico, sono oggi provvisti di propria distintiva “carta d’identità”.
Il nome completo della varietà neo-iscritta, stabilito non a caso dai nostri avi, è “Mame scritte bonorive feltrine” che riassume esattamente le sue caratteristiche: “Mame” perché il seme ha forma schiacciata a rene (tradizionalmente tutti i fagioli con questa forma sono dette mame), “scritte” perché sul colore di fondo bianco del seme ci sono screziature rosso violacee (appartiene infatti alla famiglia dei borlotti), “bonorive” perché maturano precocemente già a metà agosto e “feltrine” per l’area tradizionale di coltivazione.
Per iscrivere una risorsa genetica all’Elenco citato, oltre alle fasi di recupero del germoplasma, serve preparare un dossier tecnico che includa una scheda tecnica contenente la descrizione morfo-fisiologica del prodotto e delle tecniche di coltivazione, oltre a una relazione storica che dimostri la tradizionalità del prodotto.
Protagonisti di questo percorso di riconoscimento sono stati due agricoltori custodi, De Bortoli Diego di Pedavena che ha custodito per oltre 60 anni la semente e Scopel Romano di Feltre che ne sta promuovendo la coltivazione, nonché Stefano Sanson sia come Tecnico Agrario sia come Insegnante, che per oltre tre anni sta monitorando la varietà e che ha poi predisposto e inoltrato il dossier al Ministero dell’Agricoltura. Fondamentale in questa attività ovviamente gli allievi dell’Istituto Agrario di Feltre, che grazie anche al progetto “BIO.NET. del P.S.R. Veneto” hanno collaborato con il loro Insegnante nelle fasi di ricerca e monitoraggio.
Con questa recente iscrizione ci sono oggi in Veneto 390 Prodotti Agroalimentari Tradizionali, quasi 100 quelli bellunesi, così da ribadire la ricchezza in biodiversità e naturalità del nostro territorio.
Resta da fare comunque molto altro lavoro di recupero di altre preziose antiche locali varietà e razze locale, da condurre con rigore scientifico, dalla conservazione alla caratterizzazione e fino alla moltiplicazione dei semi, così da scongiurare pericolosi fenomeni di estinzione o erosione genetica.
Il testimone dovrà poi passare agli agricoltori locali e seguendo l’esempio di altre risorse genetiche recuperate dall’Istituto Agrario di Feltre, come il Mais Sponcio, il Fagiolo Gialét o l’Orzo Bellunese, trasformare un progetto didattico in un progetto imprenditoriale, così da coniugare la conservazione attiva della biodiversità con lo sviluppo sostenibile del territorio.