Doverosa premessa: scrivo questa lettera desiderando sia uno stimolo alla soluzione dei problemi, non certo una critica fine a se stessa.
Tra i centri visita e i musei del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi due sono chiusi da tempo: il Centro Visitatori “Uomini di Valle Imperina” e il Centro culturale Piero Rossi col Museo Naturalistico Dolomiti Bellunesi.
Il primo si trova lungo la strada regionale 203 agordina, poche centinaia di metri a valle della località “Le Campe”, dove esiste una zona commerciale multiforme con discreta affluenza. Il Centro è chiuso dall’ottobre del 2018, non solo a causa dei danni arrecati dalla tempesta Vaia. Sono quasi cinque lunghi anni. Nel frattempo è rimasto abbandonato, ed ha fatto e farà “bella mostra” di sé a centinaia di migliaia di persone (lavoratori e turisti) in viaggio verso le meravigliose Dolomiti agordine.
Il secondo si trova nel cuore pulsante di Belluno ed è chiuso dalla fine dello scorso anno; “momentaneamente per lavori di ristrutturazione”, si legge nel sito del Parco. Ma se ci si avvicina al luogo, si percepisce che detti lavori sono ben lungi dall’iniziare e la desolazione che se ne percepisce è notevole.
Capisco che la semplice ricerca di gestori adeguati in questo momento sia come “cercare un ago nel pagliaio”, capisco egualmente che lavori di ristrutturazione in tali siti richiedano risorse di energie e capitali, che probabilmente scarseggiano.
Ciononostante mi auguro che in questo caso, come in altre situazioni di stallo per l‘economia bellunese, si possa finalmente andare oltre la frase di circostanza che sempre si sente: “serve una cabina di regia”. Il Parco ha bisogno di essere sostenuto da altre istituzioni. Mi auguro che questa mia aspirazione sia fatta propria da chi di dovere. E che alle parole seguano i fatti. La politica crede ancora nel Parco? Si esca da questa situazione di stasi perenne.
Tomaso Pettazzi