In occasione della Giornata mondiale della salute che si celebra ogni anno il 7 aprile, con il patrocinio dell’OMS, nonché di altre organizzazioni collegate, vogliamo evidenziare ancora una volta le criticità socio-sanitarie del territorio bellunese, convinti che solo la conoscenza e la mobilitazione di tutti possano contrastare e magari invertire la folle corsa verso il baratro del Sistema Sanitario Pubblico.
Con questo invitiamo tutti alla MANIFESTAZIONE REGIONALE IN DIFESA DELLA SANITÀ PUBBLICA che si svolgerà a Vicenza il 15 aprile 2023, con ritrovo alle 9:30 in Viale Roma!
Nella Provincia di Belluno da tempo vi è una emergenza che si chiama SOCIALE. A livello Veneto si registra l’invecchiamento più alto, la denatalità più consistente e lo spopolamento più marcato.
La gravità della situazione è rafforzata da alcuni dati pubblicati: i disabili certificati , in casa o in struttura, sono più di 4600, gli anziani soli, nella propria residenza, spesso con difficoltà motorie e senza RAPPORTI SOCIALI sono più di 10.000. A questo si aggiunge che circa il 35% dei redditi bellunesi non supera i 15000,00 euro di reddito.
Belluno è al 90° posto su 107 province per percentuale di residenti con meno di 15 anni e ha un indice di vecchiaia pari a 248,8 rispetto alla media veneto di 189, cioè ha quasi 250 anziani con età superiore a 65 ogni 100 giovani con età compresa tra 0 e 14 anni.
In questo contesto si inserisce la mancanza di servizi: da quello dedicato alla viabilità e trasporto a quello sanitario, ancor più grave perché un paese che non cura i poveri e non dà risposte ai fragili è un paese incivile.
La situazione dell’ULSS1 Dolomiti è complessa perché periferica e a fronte di un ampio territorio si contrappone una bassa densità di popolazione.
Al di là delle eccellenze ( e il territorio Bellunese ne ha avute e continua ad averne) bisogna tener conto che è assolutamente necessario il mantenimento di servizi pubblici capillari in tutto il territorio.
Assistiamo invece a riduzioni, sospensioni (che poi diventano definitive) o chiusure di servizi o di interi reparti ospedalieri.
Se per molti il problema può essere “generale” qui in montagna il problema si aggrava.
Pensiamo alle prenotazioni presso il CUP della ULSS 1 Dolomiti, la pratica di “galleggiamento” (attese lunghissime) nelle prenotazioni anche dove una priorità dovrebbe essere tenuta in considerazione.
In montagna vuol dire rimanere attaccati al telefono per giorni… e poi, quando finalmente hai l’appuntamento, avere chi è disponibile ad accompagnarti, a rimanere fuori per lungo tempo, .o addirittura a pernottare fuori per essere puntuale all’appuntamento del mattino.
Mettere un paziente in lista di attesa vuol dire discriminare e permettere a chi può di fare altrimenti (ovviamente rivolgendosi alla sanità privata) e chi invece non può attendere.
La gravità si accentua quando sei disabile e con problemi psichiatrici o psicologici con la chiusura del reparto . E’ successo a Feltre, dove da una semplice “sospensione” del reparto di Psichiatria si è passati alla chiusura. I medici e il personale infermieristico che conoscevano uno ad uno i pazienti cronici se ne sono andati, lasciando famiglie e utenti in balia di “gettonisti” e di un servizio che non risponde più alle più elementari esigenze. La frustrazione sale nel scoprire che qualche medico andato in pensione, invece di essere richiamato, va a prestare la sua opera in un Centro di Medicina privato….
Altro reparto… altra storia: la Neurologia e Neurochirurgia, già ridotte all’osso e senza servizio il sabato e la domenica, rischiano di essere accorpate lasciando sgomenti e impauriti più di 450 pazienti con la diagnosi di Sclerosi Multipla. Il depotenziamento dei servizi di neurologia ma anche di cardiologia in montagna vuol dire privare i territori del rispetto della Golden Hour che vuol dire esporre a rischio di morte chi non viene soccorso in tempo (infarto…ictus…) .
Gli interventi di seno-chirurgia che venivano praticati a Feltre vengono trasferiti a Belluno; viene estromessa una fetta di persone che dal Primiero hanno sempre usufruito di questo e di altri servizi.
Vi è un indebolimento della promozione alla salute; sono saltati molti dei servizi rivolti a tutte le fasi della vita e a tutti i contesti in cui gli individui sono inseriti, servizi territoriali di prevenzione e sostegno alla cura, anche attraverso il depotenziamento dei Consultori pubblici.
Ambulanze e personale sono insufficienti su un vasto territorio quale quello bellunese e anche l’elicottero viene concepito quale servizio integrativo anziché essere sostitutivo in un territorio di montagna!
La cattiva e disattenta programmazione nella formazione e assunzione del personale sanitario è ricaduta anche nella nostra Provincia.
Il continuo ricorso a cooperative o “gettonisti” non dà la garanzia di un servizio di cura continuativa.
Mancano i medici di base in molti Comuni della nostra Provincia, ci sono molte difficoltà a reperire le guardie mediche.
L’inefficienza e la mancata tempestività nell’erogazione dei servizi fa migrare ai Centri privati tutti quei cittadini che economicamente se lo possono permettere, finora.
Cittadini e Comitati Bellunesi