Segnali di leggera ripresa post-Covid, anche se l’andamento attuale è sotto i livelli dello scorso anno: è una Pasqua tra luci ed ombre, quella descritta dalla sezione Panificatori e Dolciari di Appia Cna Belluno.
A pesare, sia per le imprese che per i consumatori, i rincari delle materie prime e dell’energia, e i dati arrivano da Cna Veneto: il costo del tuorlo d’uovo al chilo è passato da € 5,7/kg i primi di marzo, a € 6,25/kg al 29/03/2023; le Uova da € 0,17 al pezzo (09/03/2023) a € 0,18 al pezzo (29/03/2023); la Farina da € 0,81/kg (16/02/2023) a € 0,95/kg (28/03/2023).
Nel Bellunese i dati non sono certo migliori: «Il costo della farina è quasi raddoppiato, quello del burro triplicato. – spiega Denis Baldissarutti, titolare dell’omonimo panificio di Santo Stefano di Cadore e presidente di categoria – Non parliamo poi di luce e gas, fonti di energia indispensabili per chi lavora di notte e con i forni; l’annunciato calo dei prezzi certamente non farà sentire i suoi benefici nell’immediato».
Sono quasi una quarantina le imprese artigiane di panificazione e pasticceria associate ad Appia Cna Belluno che coinvolgono quasi 200 persone in tutta la provincia: «Sarà una Pasqua quasi pre-Covid, con una leggera flessione rispetto al 2022 dove si era registrata un’importante ripresa. – evidenzia Michele Sella, referente mestiere Appia Cna Belluno panificatori e dolciari – Le nostre imprese stanno lavorando bene, affrontando il peso dei rincari mantenendo allo stesso tempo prezzi il più possibile invariati e alta qualità dei prodotti».
Proprio sull’equilibrio tra costi per i consumatori e qualità finale si gioca il futuro del settore: «Il cliente cerca un prodotto buono, tradizionale, artigianale, e che abbia però anche un costo accessibile: dobbiamo bilanciare tutti questi aspetti, altrimenti i consumatori si dirigono sui prodotti industriali a più basso costo della grande distribuzione. – aggiunge Baldissarutti – Davanti a questi continui rincari, non sono poche le imprese che minacciano la chiusura o che hanno ridotto la loro attività. Credo ci dovrebbe essere maggiore attenzione da parte del governo a queste realtà: da un lato, si tratta di imprese che occupano diverse famiglie in tutta la provincia; dall’altro, il rischio è quello di perdere la tradizione delle ricette che quasi tutti i panificatori hanno “ereditato” dai nonni, dai genitori o dai loro maestri. Una volta che questo mondo viene chiuso, è perso per sempre».