L’annuncio dell’assessore della Provincia Autonoma di Trento Mattia Gottardi di una prossima richiesta di ricontrattazione dei Fondi dei Comuni Confinanti non poteva non scatenare reazioni in provincia di Belluno: «È un attacco sbagliato, è uno strumento che serve a limare una minima parte delle differenze economiche che esistono tra la nostra terra e il Trentino-Alto Adige. Siamo lieti invece che, dopo anni in cui lo chiediamo, anche il Presidente del Fondo Dario Bond abbia rilanciato proponendo un aumento della dotazione del Fondo; penso sia fondamentale partire dall’indicizzazione del fondo, recuperando anche gli arretrati», commenta il presidente del Movimento BARD – Belluno Autonoma Regione Dolomiti Andrea Bona.
«Qui non si tratta di regalare soldi a regioni invidiose, ma di sostenere realtà come quelle bellunesi considerate periferia tanto da Roma quanto da Venezia, – continua Bona – e che devono scontrarsi quotidianamente con l’autonomia dei propri vicini. I fondi di confine sono nati grazie ai referendum per il passaggio di regione: se vogliono abolire il fondo, devono anche provvedere a sanare la loro origine, ossia devono procedere con il passaggio alle province di Trento e di Bolzano di tutti i comuni dove sono stati votati e approvati i referendum».
C’è infine un altro passaggio politico sul quale si sofferma il movimento BARD: «Non possiamo dimenticare che lo smantellamento della democrazia provinciale ha avuto inizio con la legge Delrio, sostenuta anche da Trento e Bolzano che però hanno mantenuto la loro rappresentatività, l’elezione diretta di presidente e consiglio, etc. Vorrei citare un vero autonomista: Luis Durnwalder, in un incontro organizzato qualche anno fa a Falcade, disse che “non è possibile chiedere autonomia per sé e poi toglierla agli altri”. È difficile oggi accettare che chi ha contribuito a penalizzare il nostro territorio ora insista per togliergli definitivamente quel poco di ossigeno che resta», conclude Bona.