“Eravamo preoccupati prima di leggere i dati, ma i numeri sono numeri e non lasciano spazio a interpretazioni: Belluno è la provincia veneta che nel 2020 ha maggiormente fatto ricorso alla cassa integrazione perché interi settori sono in ginocchio, a cominciare dal turismo e dall’economia della montagna, dai comparti della moda e dell’occhialeria. Non è più differibile un piano di rilancio delle politiche attive per ricollocare e riqualificare i lavoratori che hanno perso il lavoro e servono ristori immediati per permettere la sopravvivenza delle aziende, a partire da quelle del commercio, della ristorazione, del turismo alberghiero, che rischiano di essere spazzate via dalla crisi: ci stiamo pericolosamente avvicinando al punto di non ritorno”.
È il commento di Massimiliano Paglini, segretario generale della Cisl Belluno Treviso, ai dati Inps sulla cassa integrazione in provincia di Belluno. 19 milioni le ore di cassa Covid autorizzate nel Bellunese, con il coinvolgimento di più di 30 mila lavoratori: 151 dipendenti ogni mille abitanti sono stati beneficiari dell’ammortizzatore sociale. Un record assoluto a livello veneto.
“Temiamo che il peggio debba ancora venire – afferma Paglini – perché gli effetti delle chiusure di Natale e dei primi mesi dell’anno non sono registrati in questi dati. La desolazione nei paesi di montagna è percepibile così come altrove: negozi chiusi, impianti fermi, una tragedia. E davanti a noi il timore dello sblocco dei licenziamenti a fine di marzo. Se non arriveranno proroghe si apriranno scenari drammatici soprattutto perché le aziende potrebbero non essere più in grado di ripartire. E se nel 2020 in provincia di Belluno i posti di lavoro persi rispetto all’anno precedente sono stati 4.400 – secondo i recenti dati resi noti da Veneto Lavoro – il 2021 potrebbe essere peggiore”.
Per questo, secondo il segretario generale della Cisl, occorre immediatamente “agire sinergicamente su due piani, quello contingente per garantire continuità alle imprese, e quello a lungo termine per far uscire la provincia dall’isolamento. È necessario un progetto condiviso a livello territoriale per la tutela dell’occupazione e la tenuta del tessuto economico-sociale di un territorio che paga anche il prezzo di infrastrutture carenti, del calo demografico e dell’inesorabile spopolamento. Vanno coinvolti tutti i soggetti che abbiano a cuore la provincia di Belluno, dalla Provincia alle associazioni di categoria. Dalla crisi si esce solo stando uniti e ponendo al centro il lavoro, la crescita e lo sviluppo. La Cisl è pronta: chiediamo che la politica, in particolare, batta un colpo.”