Sulla notizia del via libera al progetto di un nuovo supermercato a Cesana in Comune di Borgo Valbelluna prende posizione il presidente provinciale degli alimentaristi di Confcommercio Belluno, Sandro Lavanda.
«Preoccupa – afferma Lavanda – in un’ottica di tutela e di programmazione del territorio, che una vicenda di tale portata trovi uno sblocco con un sostanziale accordo a tavolino così come risulterebbe da quanto emerge dalle notizie odierne. Che poi tutto avvenga a fronte di compensazioni viabilistiche quali, ad esempio, la realizzazione di una rotonda, dietro allo slogan di opere di “pubblica utilità”, non fa altro che confermare il leitmotiv che in questi decenni ha portato ormai ad un monopolio della grande distribuzione che ha fagocitato i piccoli e medi presìdi commerciali del territorio».
«A mio avviso questa è un’involuzione economica – continua Lavanda – che ha danneggiato i nostri territori, i centri storici e le periferie ormai privi di servizi di vicinato ed in continuo spopolamento; a questo modello di sviluppo si sono adeguati purtroppo molti amministratori anche in ambito locale. Un trend che, a tutela della piccola e media distribuzione bellunese, spero veramente vada a cessare».
Su quello che potrebbe diventare il più grande supermercato della Valbelluna Confcommercio Belluno, attraverso i suoi delegati comunali e il gruppo provinciale alimentaristi, aveva lanciato il proprio allarme ancora direttamente all’allora sindaco di Lentiai Armando Vello.
«Un appello – riferisce Lavanda – rispedito di fatto al mittente dal Sindaco Vello che, al tempo, affermava come tale ipotesi di sviluppo avrebbe favorito il territorio, rifiutando ogni forma di confronto e dialogo in proposito. Ma ce n’è davvero bisogno? È logico perseguire nell’ottica di un trend che impoverirà ulteriormente un territorio già progressivamente spopolato ed impoverito di servizi economici e sociali? Non siamo a priori contrari alla grande distribuzione ma sosteniamo da sempre concetti di equilibrio tra forme distributive. Quell’equilibrio che già da tempo è venuto meno e che, pericolosamente, si sta trasformando in una monopolizzazione commerciale».