“Al Presidente della Repubblica presente nei giorni scorsi a Vittorio Veneto è stata rappresentata una verità falsata sul Bus de la Lum e sui crimini consumati dai partigiani nel Veneto ed in particolare nel Vittoriese-Trevigiano nel corso della guerra civile 1945”.
A sostenerlo è Luciano Sonego vicepresidente dell’Associazione Caduti Repubblica Sociale Italiana Treviso-Belluno.
“Il presidente della Repubblica, ex deputato del PD – dichiara Sonego – avrebbe dovuto documentarsi su quei fatti prima di venire a Vittorio Veneto a portare una parola di pacificazione. Mattarella dovrebbe essere il presidente di tutti gli italiani, non di una parte che alimenta ancora, dopo 70 anni, odii e rancori. Il presidente Mattarella vada pure a S. Anna di Stazzema a celebrare le vittime della rappresaglia voluta dai partigiani che poi scapparono lasciando le popolazioni indifese, ma si rechi anche a Basovizza, dove, a differenza del Presidente Cossiga, non ha mai voluto mettere piede.
Per quanto riguarda il numero dei morti e le stragi compiuti dai partigiani comunisti nella nostra zona, inutile creare confusioni. I dati sono stati forniti dalle stesse associazioni partigiane, istituti resistenziali e ANPI e documentano senza tema di smentita quel massacro.
Queste le cifre fornite dal garibaldino Enzo Gandalini (“Ottavio”) e riferentesi alle perdite subite dagli opposti schieramenti (Fonte Archivio Istituto Storico della Resistenza di Treviso):
PERDITE ACCERTATE INFLITTE AI NAZIFASCISTI E LORO COLLABORATORI
TEDESCHI: morti n.2294 – feriti n.2163
FASCISTI: morti n. 1034 – feriti n. 938
PARTIGIANI: morti n,277 – feriti n.166
Dati ancora più impressionanti sono forniti da Antonio Della Libera, ex sindaco di Vittorio Veneto, nel suo libro: “Sulle montagne per la libertà” che tratta del conflitto nella sola zona controllata dalla Divisione Nannetti. Secondo Della Libera i morti della brigata partigiana Mazzini (quartier del Piave e Valdobbiadene) furono 2 (due) contro i 400 di tedeschi e fascisti; la brigata Cacciatori della Pianura, operante nell’ Opitergino, ebbe 6 morti contro 132 avversari uccisi; la Brigata Cacciatori delle Alpi, operante sulla Pontebbana, ebbe 9 morti contro i 135 di tedeschi e fascisti.
Questi – conclude Sonego – sono dati forniti da fonti resistenziali”.