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sabato, Settembre 30, 2023
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Azienda Zero? Cristina Guarda: “La giunta Zaia preferisce curare i bilanci al posto dei malati. E ci sarà un superdirettore scelto da Zaia che gestirà 9 miliardi della sanità veneta”

Cristina Guarda
Cristina Guarda

Sull’Azienda Zero in discussione oggi in consiglio regionale del Veneto, riportiamo l’intervento di Cristina Guarda, consigliere del Pd.

“Il progetto di legge 23, ha iniziato il suo iter durante la campagna elettorale ed è stato presentato appena si è insediato Governatore Zaia. E’ stato il più significativo atto legislativo presentato del presidente della nostra Regione.

Il testo della proposta è stato presentato il 29 giugno del 2015 ed ha seguito un iter di un anno preciso: a settembre 2015 sono iniziate le consulta, con le categorie e i cittadini che hanno fortemente criticato la proposta, inviando osservazioni e modifiche molto consistenti. Tra novembre 2015 e maggio 2016 il vuoto: un “chi l’ha visto” dell’azienda zero con continui rinvii in commissione per assetti politici e accordi. Un po’ faticoso e confuso come iter, non vi pare?

E poi – prosegue l’esponente del Pd –  7 Ulss, 12 Ulss, 9 Ulss. Decidiamoci, per favore! Magari facendo scelte che siano strategiche per il territorio e per i cittadini, non per risolvere debiti elettorali o accontentare l’uno o l’altro politico di turno. Perché se dovessimo basare il futuro della sanità del Veneto sul peso dei rappresentanti politici che esprimono un territorio, invece delle sue vere esigenze, beh signori, forse non saremmo sulla buona strada. Sarebbe un oltraggio!

Governatore, ce lo dica una volta per tutte: se la nostra sanità è la migliore del mondo, anche se poi leggiamo i dati che dalle ultime valutazioni del “CREA Sanità”, riguardo la classifica dei Servizi sanitari regionali italiani, declassava al 7° posto la Regione Veneto, ma se come dice lei siamo i migliori del mondo: perché riformare drasticamente un sistema che, secondo la sua autorevole opinione, già funziona?

Forse perché la spesa sanitaria veneta è sempre più alta? Forse perché non sappiamo o non si vuole sapere o ammettere dove sono i veri sprechi? Forse perché tante ulss garantivano (e garantiscono) “ritorni politici”? Forse perché i veneti sono costretti, oramai abituati, a preferire la visita privata rispetto a quella pubblica?

E a questo proposito ci viene continuamente ripetuto che se il paziente si rivolge al privato è per colpa di servizi mancanti e delle famigerate liste d’attesa, e in Veneto noi sappiamo benissimo che chi può permetterselo si rivolge al privato, perché si riesce ad avere una prestazione in pochi giorni, mica dopo 14 mesi per una visita oculistica, come mi è recentemente capitato. A chi non è successo?

Ma perché accade tutto ciò? Si parla di disorganizzazione, di sprechi, di inadempienze, mancanza di personale: le responsabilità sono di tutti, ma non della politica! Eh no!
E se invece ponessimo il discorso su un altro piano? E se invece le responsabilità fossero anzitutto politiche?

In Veneto ogni 100 euro spesi in sanità, 35 euro sono a carico delle famiglie che comprano dal privato o in libera professione le prestazioni che le strutture pubbliche non erogano o hanno tempi troppo lunghi. La domanda che nasce spontanea è quindi: Ma se diminuiscono gli utenti nel pubblico perché invece aumenta la spesa? Forse perché la sanità veneta si trova tra l’incudine ed il martello, dovendo pagare interessi superiori al 20% per quegli sciagurati Project Financing, quando invece con un semplice mutuo di prestito avremmo pagato il 9% di interessi! Non ce l’ha sempre detto la Corte dei Conti questa criticità, purtroppo ignorata da questa giunta? Ah, ma forse è colpa sempre del Governo!

I project financing che Zaia non vuole toccare nonostante le sue roboanti promesse, tolgono ingenti risorse dai bilanci delle ulss (Santorso, Ospedale all’Angelo, Castelfranco-Montebelluna, “Docet”) che invece di essere utilizzate per curare i malati pagano i profitti e gli interessi ai costruttori dei project, autorizzati dalla giunta e accordati senza predisporre limiti di ricavo ai privati finanziatori. (Apro una piccola parentesi per ricordare che nel modello anglosassone, dove i project sono stati inventati, il tetto di profitto del privato investitore è del 10%, ma per noi nei contratti non c’è neppure la clausola che prevede la revisione dei contratti).

Ma tornando a noi, ecco dove scatta la responsabilità politica! Perché questo è il tanto sviolinato modello Veneto, questa è la politica della giunta Zaia che preferisce curare i bilanci al posto dei malati e fare propaganda sui giornali vendendo l’idea di una sanità fatta di walfare. Mentre in realtà scopriamo che è una sanità vittima degli accordi.

Facile pareggiare i bilanci facendo pagare ai cittadini e risparmiare al pubblico (che non sempre i cittadini e quindi pagano due volte!): e questo sarà il compito dell’Azienda Zero ed è per questo che mai ci troverete complici della creazione di un nuovo “carrozzone autonominato” e non controllato, non siamo pronti a sostenere una degenerazione sanitaria.

Una degenerazione che invece di dare “potere ai Veneti” li spodesta e non riconosce le specificità territoriali, anzi: l’obiettivo è il “Faso tuto mi”!

Eh sì, signori: perché l’azienda zero avrà un direttore tuttologo un nominato scelto dal Governatore in persona, in barba alla trasparenza e alla meritocrazia, un superuomo esperto non solo di programmazione sanitaria ma anche di gestione finanziaria, di risorse umane, investimenti e valutazione del rischio.

Tutto può l’azienda zero: il nostro Superman si occuperò di acquisti, bandi, concorsi, logistica, gestirà in autonomia i futuri Project financing, rilascerà autonomamente autorizzazioni per strutture sanitarie pubbliche e private, stilerà le proposte di programmazione e gli obiettivi del governo sanitario, fissando gli obbiettivi dei direttori delle Ulss (riconoscendo che saranno a rischio le specificità dei territori), si occuperà di assunzioni e mobilità del personale (essenzialmente assumerà quanti e chi vuole!).
E ancora l’azienda zero assorbirà il Servizio epidemiologico regionale, diventerà sede dei Registri, tra cui quello tumori, diverrà Gestore della Spesa Accentrata, cioè dovrà ripartire autonomamente alle diverse funzioni sanitarie i 500 milioni nazionali, gestirà il sistema assicurativo e i contenziosi, diventerà centrale di committenza e appaltante, …

Insomma: il nostro Superuomo, la cui identità non è per nulla segreta, sarà capace di gestire direttamente o indirettamente i 9 miliardi destinati annualmente alla Sanità del Veneto, il 75% del Bilancio, e avrà a propria disposizione, direttamente, ben 2 miliardi circa all’anno… E la qualità? La risposta ce la siamo data la scorsa settimana: sicuramente garantita dalla Regione Veneto!

Una domanda sorge spontanea: a cosa servirà l’assessorato alla sanità se le sue funzioni vengono chiaramente spostate nella famigerata “Incredibile Ulss”?

Un assessorato di facciata, oramai spoglio delle proprie funzioni, per non parlare di quello del sociale, con soli obblighi burocratici e poche responsabilità politiche. Un Consiglio che, alla fine, approverà un bilancio del cui 75% non saprà la destinazione! Un bel pasticcio a mio avviso molto antidemocratico, verrebbe da pensare: togliere la funzione di programmazione a chi l’ha di diritto, per regalarla a colui che da solo si gestirà i contributi dei Veneti.

E poi che dire delle maxi conferenze dei sindaci? La programmazione del sociale non è mai stata di facile realizzazione, ma la composizione delle conferenze in base ai sindaci dei Comuni appartenenti alle rispettive ULSS funzionava spesso da garanzia per la valorizzazione delle aree più in sofferenza, per le specificità di alcuni territori, che essi siamo montani o meno, più popolati o meno.

Ora invece avremo delle conferenze formato XXL, con 50, 100 o più sindaci che siederanno ad un tavolo e discuteranno per approvare i bilanci della propria Ulss e difendere le risorse non solo dei propri ospedali di riferimento ma anche dei servizi sociali erogati grazie alle risorse comunali, ma che con questa proposta la conferenza chiederà al proprio direttore dell’Ulss di riferimenti, che dovrà a sua volta chiedere all’Azienda zero, aggiungendo un passaggio: alla faccia della semplificazione!

E a questo proposito c’è un’altra domanda che nasce spontanea: quanto conteranno, allora, i sindaci?

Contraddizioni, quindi, e incertezze. Questo il leitmotiv di una riforma che è un tampone a breve termine per non avere un bilancio in rosso, ma in realtà non esiste una visione futura, un progetto lungimirante. Una riforma che barcolla nel disperato tentativo di mitigare le troppe criticità create dai project a discapito dei cittadini veneti. Project che giorno dopo giorno fagocitano le risorse di quello che dovrebbe essere il fiore all’occhiello del Veneto ma che, se continua di questo passo, per racimolare denari per sostenere le pazze richieste dei privati finanziatori, si vedrà aggiungere per la prima volta Irpef o ticket regionale. A meno che Lei, Governatore, non decida di razionalizzare la spesa chiudendo altri ospedali.

 Riporto un breve tratto della  deliberazione  della  Corte dei Conti riguardo gestione in regime di Project (Sezione Regionale di Controllo per il Veneto)

 “INDAGINE SULL’ASSISTENZA SANITARIA NEL VENETO”  –  aspetti  finanziari  e  gestionali,  con  approfondimento  in  materia  di  assistenza farmaceutica. esercizio finanziario 2010 con ricostruzione di serie storiche omogenee a partire dal 2008: sotto uno stralcio esplicativo per capire veramente il peso dei Project e questo si riferisce solo all’Ospedale All’Angelo di Mestre

Tratto dalla pag. 46

3. ASPETTI ECONOMICO-FINANZIARI DEL S.S.R.

“Infine, pur se in diminuzione nel biennio 2009/2010 (-7,3%) si confermano comunque in forte crescita  nel  triennio  (+54,9%)  i  costi  ricompresi  nel  conto  “altri  oneri  finanziari”,  che  sono  sostanzialmente riconducibili a canoni e oneri accessori per la gestione in regime di Project Financing dell’ospedale “All’Angelo” di Mestre,  direttamente  gestito  dall’azienda  sanitaria  n.  12  Veneziana  (16,1  mln  circa).  Tali  costi  sono  pertanto destinati a pesare sugli equilibri finanziari della sanità veneta anche in futuro.”

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