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lunedì, Settembre 9, 2024
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I beni culturali, locomotiva economica

Eugenio Padovan
Eugenio Padovan

Se, tra molti sindaci di questa provincia, all’alba del 2015, serpeggia ancora la paura di dover a che fare con la tutela archeologica e, più in generale, con quella dei beni culturali, allora bisogna davvero preoccuparsi. E chiedersi se questi rappresentanti eletti dai cittadini, siano consapevoli delle loro responsabilità dettate dal Codice dei Beni Culturali, e cosa significhi governare i loro comuni e tutto quanto, questi annoverino e contengano in termini di risorse complessive.

Premessa tale nozione è inevitabile chiedersi se tutto quello che, sinora, è stato fatto, scoperto, valorizzato, nel nostro territorio, in termini di beni culturali sia da considerarsi insignificante o se, invece, non abbia ancora convinto pienamente in termini culturali e, in particolare, economici. Tenendo ben presente di come la crisi ci stia attanagliando da ben sette anni, è fondamentale e onesto intellettualmente porsi l’interrogativo di cosa tentare, mettere in atto per uscirne. Certo non potranno essere i beni culturali da soli a fare questo miracolo ma nemmeno la loro esorcizzazione, messa all’indice e distruzione.

Auspicabile, quindi un atteggiamento responsabile e, soprattutto, una presa di coscienza rispetto ai gravissimi limiti che abbiamo nei confronti del ruolo e l’importanza della cultura come motore fondamentale per una crescita complessiva di una realtà come la nostra, frammentata e conflittuale a ogni livello. Osservando oltre le nostre persistenti e asfittiche barriere mentali che ci fanno rimanere nel nostro individualismo sospettoso o, al massimo, in piccole congreghe autoreferenziali, dobbiamo prendere atto di come, laddove si sia compresa l’importanza della cultura, i risultati siano arrivati e siano presenti sotto forma di un benessere economico derivante e mosso da eccellenze come il Muse museo delle scienze di Trento, centri universitari e di ricerca.

Affermato questo, dobbiamo attenderci l’obiezione sul fatto delle province autonome di Trento e Bolzano dotate di fondi a differenza delle nostre casse vuote. Ma siamo sicuri che la causa della nostra arretratezza dipenda solo dalla scarsità dei finanziamenti e non dal nostro ritardo culturale e i nostri errori nel concepire lo sviluppo economico?

E qui torniamo, per concludere, al tema di partenza e, cioè, alle assurde paure di troppi sindaci nei confronti della tutela dei beni culturali mentre la nascita, crescita e direzione del Muse di Trento si devono a Michele Lanzingher, che io ho conosciuto a Feltre alla metà degli anni ottanta dello scorso secolo quando operava come archeologo nella Cooperativa CORA. Come a voler dimostrare che i vari settori di ricerca possano essere centrali rispetto ai cammini della storia verso un futuro migliore.

Eugenio Padovan

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