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The Orange Hand, Il thriller italiano che ha convinto New York. Venerdì alla Libreria Mondolibri in via Mezzaterra con l’autore Luca Tom Biliotta

Venerdì 3 ottobre alle ore 17.30, lo scrittore Luca Tom Bilotta presenta il suo romanzo The Orange Hand presso la libreria Mondolibri in- via Mezzatera 15 a  Belluno. Relatrice e conduttrice dell’incontro Mirta Amanda Barbonetti. 

Luca Tom Biliotta
Luca Tom Biliotta

Luca Tom Bilotta, autore di The Orange Hand, è l’incarnazione del self made man italiano, capace di realizzare il mito americano dell’uomo che si fa da solo. Timido e caparbio, lungimirante e razionale, Luca Tom Bilotta rappresenta la consacrazione del sogno che diventa realtà, cogliendo l’opportunità che la Grande Mela gli offre. Partito per l’America con una valigia di sogni è tornato in Italia con il successo in mano.

The Orange Hand, il suo romanzo d’esordio, diventerà presto una fiction televisiva per il mercato canadese e nord americano. Per questo motivo, durante l’estate, Luca Tom Bilotta si è recato a Los Angeles per seguire la stesura della sceneggiatura della serie che si ispira al suo thriller. Attraverso un tour negli Studios della Paramount (L.A.) ha potuto tracciare le linee guida per il plot della fiction canadese e, insieme allo sceneggiatore, ha ripercorso i luoghi esplorati fra le pagine di The Orange Hand, inquadrando gli angoli di San Francisco, fotografando il borgo di Sausalito, osservando l’oceano di Monterey per assaporarne suggestioni e personaggi. Le riprese della fiction inizieranno il prossimo anno e andrà in onda, inizialmente in Canada, nel 2016.

A New York, poco prima di rientrare in Italia, la prospettiva americana di Luca Tom Bilotta si è concretizzata grazie ad Albert Zuckerman, fondatore della Writers House, l’agenzia letteraria dei principali protagonisti della letteratura internazionale, tra cui spicca Ken Follett. Zuckerman ha dimostrato interesse per il lavoro di Luca Tom Bilotta, che ha potuto riprendere l’aereo verso casa con la certezza che il suo immediato futuro lo vedrà nella Grande Mela, fra gli autori di una delle più importanti agenzie al mondo.

Come ogni thriller che si rispetti, però, occorre sempre un pizzico di suspence… Nei giorni scorsi anche la Spitzer Literary Agency di Michael Connelly si è dimostrata interessata alle capacità narrative di Luca Tom Bilotta, obbligando l’autore ad una scelta impegnativa.

Comunque vada, da gennaio un italiano sarà protagonista del mercato letterario d’oltreoceano e The Orange Hand sarà trasformato in un emozionante crime

 

Intervista a Luca Tom Biliotta, lo scrittore italiano che ha convinto New York

 Come nasce la tua storia d’amore con la scrittura?

“Fin da piccolo mi piaceva leggere e sognavo di diventare uno scrittore famoso. Ai tempi della scuola scrivevo molto, ma nessuno lo sapeva: mi vergognavo di quello che scrivevo, così tenevo tutto per me.

Ci sono bambini e ragazzi che vogliono essere astronauti, poliziotti o medici. Io volevo fare lo scrittore. Ho iniziato iniziato come giornalista, poi un anno fa ho compiuto il grande passo. Ed eccoci qui”.

 

Sei appena tornato dagli States, forte dell’interesse della prestigiosa agenzia letteraria Writers House per il tuo lavoro. Un’istantanea dell’esperienza americana.

“Stupenda, decisamente da romanzo. Ho potuto vivere dall’interno il mondo del cinema, alla Paramount. Verrà presto realizzata una fiction televisiva su The Orange Hand, insomma cose che non avrei mai pensato di vivere nemmeno in un sogno. Eppure spesso la vita ti riserva grandi sorprese, come scoprire che due delle agenzie americane più importanti al mondo potessero essere interessate ad un mio progetto letterario”.

 

Completa la frase. Per me Al Zuckerman è

“Un mostro sacro. Poter soltanto interloquire con l’agente di Ken Follett, da trent’anni sulla cresta dell’onda, credo sia il sogno di ogni scrittore. Figuriamoci parlare con lui di una propria opera e strutturare l’ipotesi di una futura collaborazione professionale. Per me è stata una grande soddisfazione, pura utopia fino a qualche mese fa.”

 

Scrittore o protagonista, le storie eccezionali è meglio raccontarle o viverle?

“Sono emozioni diverse, entrambe appaganti. Se dovessi scegliere, comunque, ritengo che raccontarle attraverso la scrittura sia il massimo. Perché essere scrittore ti proietta in una dimensione diversa da quella reale e ti permette di poter ottenere una delle più grandi emozioni al mondo: far sognare le persone con le tue parole”.

 

Nel libro The Orange Hand alcuni luoghi sembrano svolgere un ruolo fondamentale nella narrazione. L’idea di trasformare il racconto in fiction era balenata già dalla prima pagina?

“Ad essere sinceri un po’ sì. Ci speravo, sono onesto, ma mi rendevo conto che sarebbe stato molto, molto difficile. Il mio stile asciutto e giornalistico si adatta perfettamente alla trasposizione di un’opera letteraria in una scenografia o storyboard, almeno così mi hanno detto in America. L’idea di unire questo stile con l’ambientazione dettagliata in California ha reso il tutto forse più facile. Pure Milano ha avuto un ruolo importante, perché l’Italia negli Stati Uniti piace molto”.

 

L’intrigo ti appassiona. Si evince dalle pagine del tuo libro. C’è un caso italiano che ti ha coinvolto di più?

“Sì, gli intrighi mi appassionano così come i complotti in genere. Spesso gli interessi economici e politici tendono a distorcere la realtà in cui viviamo attraverso i media, per controllare l’opinione pubblica. In Italia un caso che mi appassiona è la strage di Ustica, credo che rappresenti in toto quanto ho appena affermato”.

 

Luca Bilotta in 5 tag. 

“Scrittura, cinema, passione, sperimentare, bambino”.

 

Stai già scrivendo un nuovo romanzo. Di cosa si tratta?

“Si può definire in assoluto il primo libro al mondo con colonna sonora, il primo Jazz-thriller. Vuole essere un’opera diversa da tutte le altre, in cui due arti come musica e scrittura viaggiano di pari passo in un’esperienza bisensoriale. Le note avranno un ruolo fondamentale come le parole, tutto ruoterà attorno al mondo del Jazz. Sarà anche uno spaccato storico che andrà dagli anni del proibizionismo ai ruggenti anni Sessanta, ambientato nella patria del cinema, Hollywood. Non vi aggiungo altro, anche se ci sarebbe molto da dire. In quest’avventura mi sta accompagnando una persona splendida, nonché musicista di fama, che sta scrivendo la colonna sonora dell’opera. Diciamo che è stato proprio questo progetto ad aver fatto innamorare gli americani del sottoscritto”.

 

Segni particolari del tuo modo di scrivere.

“Asciutto, giornalistico e schietto. Non amo tanti salamelecchi, giri di parole o frasi complesse. Uno dei problemi iniziali della mia carriera da scrittore è stata proprio la semplicità di linguaggio. Ad esempio in The Orange Hand la trama è complessa, dinamica e rapida nella narrazione, eppure il linguaggio è semplice”.

 

Amici di scaffale:

“Non ho amici di scaffale nel vero senso della parola, se non qualcuno che apprezzo. Fra questi indubbiamente Gianluigi Nuzzi per le sue inchieste, ma anche Donato Carrisi. All’estero, invece, ovviamente Ken Follett”.

 

La colonna sonora del tuo domani.

“Assolutamente Jazz, una selezione dei classici di cui sto iniziando ad apprezzarne l’arte e la magia”.

 

A gennaio in valigia, sulla rotta degli Stati Uniti, dell’Italia porterai…

“I miei affetti nel cuore, il mio computer per scrivere, tanta gioia per l’avventura che andrò a vivere e un po’ di amarezza. Perché negli Stati Uniti c’è un’idea di meritocrazia orientata a premiare chi merita. Spero di essere smentito in futuro, mi auguro che domani mi arrivi una chiamata da una delle grandi case editrici italiane. Perché sono un po’ patriottico, tutto qui”.

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