
“Abbiamo interpellato il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali per capire cosa intenda fare il governo per salvaguardare i 620 lavoratori dell’azienda Acc di Mel (ex Zanussi) nel bellunese che oggi appartiene ad un fondo di private equity, guidato da Goldman Sachs. Il chiaro intento del colosso finanziario statunitense è quello di perseguire la chiusura dello stabilimento, nell’ottica di realizzare un processo di desertificazione industriale dell’Alto Veneto, con gravi conseguenze per l’occupazione. La Lega chiede che siano adottate soluzioni immediate per salvaguardare i lavoratori, anche creando le condizioni per favorire l’acquisto dell’azienda da parte di soggetti che siano realmente interessati al rilancio dello stabilimento e al mantenimento dei livelli occupazionali “.
Lo dichiara la senatrice bellunese della Lega Nord, Raffaela Bellot.
“L’attuazione di tale strategia che definirei di sciacallaggio industriale porterebbe inevitabilmente alla perdita di circa 620 posti di lavoro, mettendo in stato di profonda crisi molte famiglie, le quali hanno sempre trovato nello stabilimento di Mel una sicura fonte di sostentamento. La situazione si è inoltre aggravata a seguito del diniego da parte degli istituti di credito di concedere un finanziamento per la realizzazione di un piano di ristrutturazione dell’azienda. Nel bellunese, già segnato dal susseguirsi continuo di crisi e chiusure aziendali e fortemente condizionato dall’attuale fase di crisi economica, la chiusura dello stabilimento rappresenterebbe un altro durissimo colpo per il territorio, impoverendolo di posti di lavoro, con evidenti ricadute sull’intero sistema economico del Paese”.
INTERPELLANZA
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere -premesso che:
l’annuncio da parte dell’azienda Acc di Mel (ex Zanussi) nel bellunese di voler ricorrere alla procedura di amministrazione straordinaria, ai sensi del decreto legislativo 8 luglio 1999 n. 270, cosiddetta Prodi-bis, rappresenta soltanto l’ultimo tragico capitolo di una vicenda, da tempo nota, che ha portato uno dei maggiori gruppi industriali italiani, specializzato nella produzione di elettrodomestici, al collasso;
fin dal 2012 la situazione risultava molto precaria. Lo stabilimento, già in procedura concorsuale, aveva ridotto il lavoro a soli due giorni alla settimana per mancanza di liquidità, facendo presagire scenari poco rassicuranti per il futuro di molti lavoratori;
la Acc oggi appartiene ad un fondo di private equity, guidato da Goldaman Sachs, che sembrerebbe stia agendo con il chiaro intento di perseguire la chiusura dello stabilimento di Mel, nell’ottica di realizzare un processo di desertificazione industriale dell’Alto Veneto, con gravi conseguenze per l’occupazione;
l’attuazione di tale strategia porterebbe inevitabilmente alla perdita di circa 620 posti di lavoro, mettendo in stato di profonda agitazione molte famiglie, le quali hanno sempre trovato nello stabilimento di Mel una sicura fonte di sostentamento;
la situazione sembrerebbe sia inoltre precipitata a seguito del diniego da parte degli istituti di credito di concedere un finanziamento per la realizzazione di un piano di ristrutturazione dell’azienda;
lo scorso 2 maggio, infatti, l’ad Luca Ramella aveva confermato ai lavoratori l’esistenza di una cordata di fornitori di Acc pronti ad acquistare l’azienda ed ad investire nel suo rilancio, attraverso la realizzazione di uno nuovo piano industriale volto principalmente a favorire gli investimenti nella ricerca e nello sviluppo;
i probabili acquirenti sarebbero stati disposti ad investire circa 13 milioni di euro per la creazione di una linea commerciale di compressori e di un nuovo laboratorio di ricerca e sviluppo. Tuttavia, la mancanza si una seria programmazione degli investimenti per lo sviluppo del sito di Mel ha vanificato qualsiasi trattativa di acquisto;
la Acc di Mel presenta un indebitamento di oltre 200 milioni di euro; la mancanza di un tempestivo intervento da parte del Governo potrebbe segnare il destino dello stabilimento, che da sempre è considerato il fiore all’occhiello della Valbelluna, condannandolo al fallimento;
in un contesto come quello veneto, segnato dal susseguirsi continuo di crisi e chiusure aziendali e condizionato dall’attuale fase di crisi economica, la chiusura dello stabilimento di Mel rappresenterebbe un altro durissimo colpo per il territorio, impoverendolo di posti di lavoro, con evidenti ricadute sull’intero sistema economico del Paese;
se il Ministro interrogato voglia adoperarsi, nell’ambito delle proprie competenze, affinché vengano adottate soluzioni immediate per la salvaguardia dei lavoratori della Acc di Mel, anche creando le condizioni per favorire l’acquisto dell’azienda da parte di soggetti che siano realmente interessati al rilancio dello stabilimento e al mantenimento dei livelli occupazionali.
Sen. Massimo Bitonci
Sen. Raffaela Bellot
Sen. Emanuela Munerato
Sen. Erika Stefani