La Fine del Confine, la performance di Stefano Cagol ovvero il fascio luminoso lungo 15 Km proiettato sopra la diga del Vajont lo scorso 5 marzo, promossa da Dolomiti Contemporanee, è giunta a Kirkenes, a Nord del Circolo Polare Artico, alla Triennale di Barents.
Oggi e mercoledì Cagol proietterà il raggio luminoso oltre il confine russo-norvegese: tale confine è ancora militarizzato, e le autorità russe non hanno voluto concedere l’autorizzazione alla performance.
Cagol la effettuerà ugualmente, è un’altra occasione per sottolineare il significato di quest’opera di Public Art, che intende appunto “abbattere” i confini, fisici e mentali, ovvero proporre una riflessione sul loro significato.
E’ chiaro che l’attuale militarizzazione di questo confine è un fatto in larga misura anacronistico, memoria fossile di una storia le cui ultima tracce tardano a riassorbirsi.
Questo confine, ancora una volta, svolge la funzione di una diga, separando, inibenedo, chiudendo.
E, ancora una volta, la luce lo supera.
In questa intervista a Gianluca D’Incà Levis, curatore di Dolomiti Contemporanee, comparsa su Exibart, diverse considerazioni sulla performance e sul Nuovo Spazio di Casso: http://www.exibart.com/notizia.asp?IDNotizia=39652&IDCategoria=241
Qui di seguito, tre video, uno realizzato come backstage sul Mare di Barents; il secondo è un’intervista dell’importante Barents Observer; il terzo, è preso da una nave rompighiaccio;
http://www.youtube.com/watch?v=9oqo4tHJjYs&feature=youtu.be
http://www.youtube.com/watch?v=ppgx8jO7hKI&feature=youtu.be