La paura (del voto) fa 90. Dopo la doccia fredda del Movimento 5 Stelle che in Sicilia è il primo partito, il governo Monti, come la regione Veneto ha deciso di non decidere e rinviare l’operazione taglio province di 6 mesi, lasciando la patata bollente a chi verrà dopo Monti. Il Consiglio dei ministri, infatti, ha già pronto un decreto legge nel quale si stabilisce che le province non saranno più commissariate da giugno 2013, ma dal 1 gennaio 2014. Come dire, prima andiamo al voto e poi si vedrà, altrimenti questi ci mandano tutti a casa.
Sei mesi in più, dunque, nessun commissariamento ed il compito di traghettare le province verso il riordino viene lasciato ai presidenti uscenti. Le province però andranno al voto con le nuove regole: non saranno più i cittadini a scegliere i consiglieri provinciali, ma toccherà ai consigli comunali di zona.
Rimane l’incognita per Sondrio e Belluno, province di montagna. Alle quali si è aggiunta Arezzo che secondo l’Istat ha superato i 350mila abitanti e quindi potrebbe sopravvivere ai tagli.
Ma nel medio termine, e con un nuovo governo, tutto potrebbe ancora cambiare.