Non abbiamo mai pensato che trovare una soluzione all’annoso problema della NIS sarebbe stato facile e indolore. D’altra parte non è più accettabile che, a seguito di scelte politiche sbagliate, poco lungimiranti e ancor più disastrose nella gestioni , siano sempre i cittadini a pagare. Infatti, la NIS è una società partecipata al 100% dal Comune di Belluno, pertanto il suo patrimonio, già in buona parte depauperato, è un bene di tutta la cittadinanza. Perderlo significa impoverire noi tutti.
Se è vero che i mali della NIS affondano le radici in oltre 30 anni di mala gestione e nell’illusione che il “colle” dovesse diventare una rinomata località sciistica, dobbiamo sottolineare che tutte le amministrazioni che si sono succedute nel corso degli anni si sono intestardite a percorrere questa strada. Per questo motivo, oggi troviamo opportuno che tutti prendano le proprie responsabilità e facciano un serio esame di coscienza anziché lanciarsi invettive reciproche.
In quanto al neo sindaco Massaro, a conoscenza della situazione visto il suo recente passato di capo gruppo di minoranza e che sull’opposizione alle scelte della giunta Prade ha costruito la sua immagine e il successo elettorale, ci aspettavamo qualcosa di più e di diverso. Nascondersi dietro le difficoltà, i limiti di bilancio ed i vincoli imposti dalle delibere della precedente giunta, dimostra una pochezza di idee ed incoerenza politica. Dove sono dunque la novità, la buona politica e le buone pratiche tanto sventolate in campagna elettorale? Non troviamo inoltre corrette la gestione e le modalità della “trattativa”, fatta con poca chiarezza, trasparenza, rispetto del Consiglio Comunale e soprattutto coperta dalla “scusa” della riservatezza. A noi non interessavano i nomi degli “investitori”, noi avremmo gradito conoscere e discutere i termini e i dettagli dell’accordo.
Alcuni dubbi però restano e viene spontaneo porsi alcune domande. Cosa succede se gli impianti vengono dati solo in gestione e subito dopo si fa fallire la società? La risposta potrebbe essere che normalmente in un fallimento si procede alla vendita di tutti i beni, in questo caso anche gli impianti, per saldare il maggior numero di debitori. Ma se quindi si dovessero vendere gli impianti che fine farebbero i gestori? Non sarà per caso che questi “appassionati amanti del colle” sono già lì pronti a comprarsi il tutto a costo di super saldo?
Movimento 5 Stelle Belluno