“Senza ulteriore onere per la finanza pubblica” viene ripetuto 12 volte nel ddl sull’università. Questo è ciò che è oggi il mondo dell’istruzione: un peso, un problema. Invece di pensare si guarda, invece di arrabbiarsi si fa spallucce. Per questo negli ultimi 2 anni studenti, ricercatori, professori sono scesi nelle piazze e saliti sui monumenti. Non lo stanno facendo perché sono dei buontemponi o dei facinorosi, ma perché vogliono ancora credere nel futuro, nel sapere libero e in una scuola accessibile anche ai meno abbienti e che offra opportunità per costruirsi un domani. Insomma, nulla di più di quanto previsto dalla Costituzione. Noi di Terrazza Popolare siamo convinti che sia ora di smettere di delegare e poi dire “io non centro” o “tanto non cambia niente”. Siamo una repubblica e l’etimologia stessa del termine fa del concetto “pubblico”una componente ontologicamente fondante del nostro sistema e da ciò derivano diritti: ad un’ istruzione pubblica, ad una sanità pubblica, ma soprattutto dei doveri come: lottare per difendere la sanità pubblica, la scuola pubblica ed i valori della Costituzione. Ancor più importante è il dovere di partecipare alle scelte collettive in modo attivo, riproponendo una politica basata sulle idee e non sulle convenienze. La politica del tutti amici, tutti d’accordo è una sciocchezza della moderna non-politica, in cui le menti, le idee sono surclassate dalle pance e le differenze ideologiche dalle mazzette e dai voti. Ridare senso alla politica in quanto dibattito, scontro e critica costruttivi, ridare significato alla parola “pubblico” sono i primi doveri di noi giovani. Non è la politica che corrompe, ma il potere che si centralizza quando la gente comune smette di fare politica ed accetta passivamente l’esistente. Per questo invitiamo gli studenti e i professori a manifestare rinunciando a qualche ora di studio(atto che dimostra coscienza civile), perché solo riprendendo una posizione netta a favore del pubblico possiamo sperare di poter continuare a studiare e magari a migliorare il paese.
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