13.9 C
Belluno
domenica, Maggio 19, 2024
HomeArte, Cultura, SpettacoliStorie di giornali e giornalisti. Orazio Carrubba ed Edoardo Pittalis alle "Conversazioni...

Storie di giornali e giornalisti. Orazio Carrubba ed Edoardo Pittalis alle “Conversazioni in Taverna” di Liberal Belluno

Un enorme mazzo di rose rosse del miglior fiorista della Fifth Avenue di New York, con un semplice biglietto “Da un cronista italiano che desidera incontrarla”. E’ bastata questa semplice richiesta a Nantas Salvalaggio, giovane corrispondente per varie testate, per ottenere un’intervista dalla più celebre diva di Hollywood, Marylin Monroe. E’ uno scoop formidabile. Siamo nel marzo del 1956 Marylin aveva lasciato Hollywood per trasferirsi a New York e si era sempre sottratta anche ai giornalisti più famosi. L’intervista esce su Epoca del marzo del 1956, ma viene tradotta in varie lingue e fa il giro del mondo. Oriana Fallaci non si trattiene e telefona a Salvalaggio, riempiendolo di insulti perché avrebbe voluto essere lei la prima ad intervistare l’irraggiungibile Marilyn.
L’episodio lo ha raccontato Orazio Carrubba, direttore della Scuola di giornalismo “Dino Buzzatti”, già caporedattore Tg Veneto, relatore insieme a Edoardo Pittalis, editorialista del Gazzettino e scrittore, all’incontro che si è tenuto giovedì sera a Belluno della rassegna culturale “Conversazioni in Taverna” organizzato dall’Associazione Liberal Belluno presieduta da Rosalba Schenal.
Nantas Salvalaggio è uno dei 102 personaggi ricordati nel libro “La storia di tante storie – Giornali e Giornalisti del Veneto” realizzato dall’Ordine dei giornalisti del Veneto per onorare un “debito d’onore nei confronti dei colleghi che non si poteva più rinviare.
Carrubba ha parlato della libertà di stampa, fondata sulla Costituzione, garantita dalle leggi e integrata da sentenze della Cassazione, soffermandosi sui tre requisiti fondamentali, veridicità, interesse pubblico ed essenzialità della notizia. Ma ha passato in rassegna anche le cosiddette bufale. “Maria Antonietta d’Asburgo-Lorena, regina di Francia, non pronunciò mai la celebre frase a lei attribuita «Se non hanno più pane, che mangino brioche» rivolta al popolo affamato. Così come, nei giorni del sequestro Moro – precisa Carrubba – le due vedove dei poliziotti non dissero mai che si sarebbero date fuoco qualora lo Stato avesse trattato con le Brigate Rosse”.
Carrubba ha ripercorso la storia de Il Gazzettino, fondato nel 1887 da Gianpietro Talamini che a Venezia, con altri 5 quotidiani presenti, riesce a venderlo a 2 centesimi mentre gli altri lo facevano pagare 5 – 6 centesimi. Il Gazzettino di Talamini è un giornale rivoluzionario, dopo il primo decennio stampa 30mila copie ed oscura le altre testate. Repubblicano, massone, antifascista, non tollera il clericalismo, Talamini piazza un corrispondente ad ogni campanile con libertà di scrivere. Il nome Gazzettino – spiega Carrubba – tende a sminuire la testata, una piccola Gazzetta, una piccola notizia, ma è quello che interessa alla gente.
Edoardo Pittalis ha parlato dei giornalisti bellunesi, Dino Buzzatti, formidabile cronista di nera al Corriere della Sera e del celebre caso di Rina Fort. Che nel novembre del 1946 a Milano uccide la moglie e i tre figli del suo amante “Una specie di demonio si aggira dunque per la città invisibile, e sta forse preparandosi a nuovo sangue” scrive Buzzatti sul Corriere della Sera del 3 dicembre 1946. Ma Buzzatti è anche un grande scrittore, “Il deserto dei tartari” considerato da Montanelli il miglior romanzo italiano del ‘900 dove il tenente Drogo che attende per una vita il fatto glorioso d’arme altro non è che lo stesso Buzzatti che fa il turno al Corriere fino alle 2 di notte in attesa del fatto di cronaca da prima pagina.
Pittalis ricorda la tragedia del Vajont, attraverso la storia di Tina Merlin, giornalista, scrittrice e partigiana bellunese. Con le sue cronache nelle quali denuncia la pericolosità della diga. La sua vicenda processuale, accusata di diffusione di notizie false e tendenziose atte a turbare l’ordine pubblico che si risolve con l’assoluzione dal Tribunale di Milano.
Infine la figura di Fiorello Zangrando, “l’avvocato che ha sempre fatto il giornalista” come lo definisce Pittalis che traccia il ritratto di Zangrando, le sue cronache giudiziarie e poi tutti i suoi scritti cinematografici, inviato a Cannes, seguì 14 Mostre del cinema di Venezia. Poi la malattia e l’ultimo pezzo dettato al telefono dal letto dell’ospedale di Belluno prima di andarsene.
(rdn)

- Advertisment -

Popolari