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martedì, Dicembre 3, 2024

Un’amicizia fatale

 

 

 

Vladimir Putin – Presidente Federazione Russa
Donald Trump, presidente degli Stati Uniti d’America

A 48 ore dalla chiusura delle votazioni americane, dopo che una brevissima ondata di lutto ha percorso l’Italia e gran parte dell’Europa (salvo poche eccezioni) i nostri giornalisti inesistenti si sono scoperti politologi rampanti, pur restando professionisti dimezzati, e hanno scoperto che forse la guerra può finire, e che Putin forse non è intrattabile.

Cos’ è successo dopo quasi 3 anni di guerra? Già stavamo preparandoci ad altre gravosissime spese militari, acquistando armi americane per usarle contro l’aggressore russo, come facciamo da anni e ci accorgiamo che appena il nuovo presidente americano, non ancora in carica, parla di Pace anche l’Orso russo è aperto al dialogo. Strano per un aggressore che vuole impadronirsi dell’Europa e che accetta di fermarsi avendo conquistato solo una piccola parte dell’Ucraina. I nostri politologi rampanti forse hanno capito che l’aggressore non è la Russia ma sono gli Stati Uniti? La Storia ci suggerisce qualcosa?

Sono passati 24 anni dopo che nell’intervista a David Frost, BBC, del 6 marzo 2000, Putin si era dichiarato favorevole ad una entrata della Russia stessa nell’Alleanza Atlantica.

Tutto ciò dopo la tacita intesa che la NATO non si sarebbe espansa oltre i confini originali e dopo che Clinton nel 1996 aveva invece annunciato la decisione di allargarla il più possibile nei territori dell’ex Patto di Varsavia.

Piergiorgio Odifreddi nel suo documentatissimo saggio “C’è del Marcio in Occidente” ricorda che gli Stati Uniti vollero mantenere in piedi una NATO difensiva-offensiva anche se ormai mancava un simmetrico Patto di Varsavia potenzialmente offensivo da cui difendersi. La NATO divenne dunque unicamente, inutilmente e provocatoriamente offensiva, anche più di prima. (Daniel Ganser)

L’espansione promossa da Clinton fu estesa da Bush inglobando tra il 1999 e il 2004 la Polonia, l’Ungheria, i Paesi Baltici, la Cecoslovacchia, la Romania e la Bulgaria.

Dopo il rifiuto Putin ribadì per decenni ai leader europei e al pubblico mondiale che aveva stabilito una linea rossa invalicabile ai confini dell’Ucraina, in particolare nel discorso alla Conferenza sulla Sicurezza a Monaco il 10 febbraio 2007 e successivamente nella intervista con Oliver Stone nel 2017. Odifreddi conclude che l’invasione dell’Ucraina è stata una tragedia annunciata che Putin ha cercato di scongiurare fino all’ultimo.

Altri documenti importanti di questa tragica storia, voluta e programmata dagli Stati Uniti, sono l’articolo del politologo George Kennan il 5 febbraio del 1997 sul N.Y.T.; e il libro di Benjamin Abelow “Come l’Occidente ha provocato la guerra in Ucraina” Fazi 2023.

Il nostro Occidente, non compagno ma vassallo degli Stati Uniti, ha ricevuto l’ordine di dichiarare ufficialmente che nella guerra in Ucraina c’è un Paese Invasore e un Paese Invaso, ignorando totalmente gli antefatti di questa storia, che potremmo far risalire allo scontro tra Kennedy e Kruscev per i missili russi a Cuba nel 1962. I Politici e i Giornalisti del nostro Paese si sono attenuti rigorosamente alle disposizioni. Gli altri, che sapevano, non hanno parlato (se non poche e isolate eccezioni)

Oltre alle solite considerazioni che accompagnano ogni guerra e che travolgono non tanto i militari, come sarebbe giusto, ma prevalentemente civili e bambini, dobbiamo rilevare che proprio in questi ultimi 50 anni le guerre travolgono soprattutto le speranze di rallentare o fermare, prima che sia decisamente troppo tardi, il declino ambientale e il cambiamento climatico.

Niente come la guerra e le sue conseguenze possono rendere inutili gli sforzi che l’intero mondo deve fare in questa direzione.

Per i governi degli Stati Uniti questa sembra essere l’ultima preoccupazione.

Per i loro vassalli europei non c’è diritto di replica.

Diceva Henry Kissinger, segretario di Stato Americano “essere nemici degli Stati Uniti può essere pericoloso; essere amici è fatale”

Dott. Filiberto Dal Molin

– parte prima –

 

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