

I rifugi antiaerei della Seconda guerra mondiale, per decenni dimenticati, stanno per conquistarsi un nuovo spazio nelle città, con una nuova destinazione. E’ il caso, ad esempio, del Rifugio antiaereo Quintino Sella inaugurato ieri, venerdì 2 giugno, a La Spezia e visitato da un migliaio di persone. Durante le visite nella struttura, totalmente restaurata, si assiste attraverso un supporto multimediale, alla ricostruzione del bombardamento avvenuto il 18 aprile del 1943 nel capoluogo ligure.
Ma sono centinaia in Italia i rifugi costruiti per difendere la popolazione dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale. Da quelli essenziali, come i tre costruiti a Belluno durante il periodo bellico, quello principale di via Lambioi nel quale trovavano riparo circa 3mila persone, quello di via Alzaia, e il terzo sotto Baldenich.
A quelli “di lusso” con sale ventilate, riscaldamento, riservati alle famiglie reali. Come il bunker di Vittorio Emanuele III costruito nei boschi del Parco di Villa Ada a Roma. Oppure i bunker di Mussolini, quello di 475 metri quadrati a Villa Torlonia a Roma, scavato a 33 metri di profondità, invulnerabile per i bombardamenti aerei dell’epoca e quello di 80 metri quadrati sotto Palazzo Venezia. Ancora più imponente il bunker di Soratte, a 45 Km da Roma, sviluppato in una serie di 4 Km di tunnel antiaerei per l’Alto comando supremo dell’esercito. Tutte opere restaurate che oggi è possibile visitare. A nord di Milano ci sono i bunker di Breda, realizzati per accogliere per un massimo di 3 ore piloti e operai; oggi utilizzati per spettacoli, concerti e proiezioni di film. Una cinquantina di bunker si trovano in Alto Adige, tra San Candido, Sesto e Dobbiaco, alcuni dei quali restaurati e diventati monumenti storici.