Il treno (fantasma) delle Dolomiti. Così recita il titolo dell’articolo di ieri sul Corriere del Veneto. Per continuare nelle citazioni, potrei aggiungere che è come la Fenice: che ci sia ognun lo dice, ove sia nessun lo sa.
Come Comitato per l’Anello ferroviari delle Dolomiti ne parlammo dal 2015 in varie occasioni, incontri e convegni. Con imprenditori privati, cittadinanza, professionisti, Associazioni.
Il 17 luglio 2017, come correttamente afferma l’articolo, Zaia prese l’impegno di realizzare la parte di competenza veneta entro il 2027.
Non intendiamo essere negativi né di facili speranze.
Ma un fatto è incontestabile. Dal 2020, con lo scoppio del Covid 19, il mondo ha subito uno sconvolgimento epocale, anzi un passaggio d’era, tuttora in corso.
Quali certezze abbiamo? In quali campi?
Tutto quello che era stato programmato ha subito ritardi, cancellazioni, ripensamenti.
Sono passati i mondiali di sci alpino del 2021, ci avviamo alle Olimpiadi del 2026 (praticamente domani!) e l’unica evidenza inconfutabile è che da noi poco sarà realizzato delle infrastrutture necessarie. E badate che per esse sono stati resi disponibili oltre 600 milioni di euro.
Questo dovrebbe bastare per affermare che tutto sommato ci si muove con la velocità consueta per l’apparato organizzativo pubblico. E che il progetto resta più che valido. A breve verrà conclusa l’elettrificazione dell’Anello basso (Treviso- Conegliano-Ponte nelle Alpi-Belluno-Feltre-Montebelluna-Treviso), il che non è poco.
Perché c’è un fatto nuovo. La mobilità sul terreno subirà (volenti o nolenti) una trasformazione rivoluzionaria. Al motore termico subentrerà quello elettrico. E questo, è ribadito, non avrà le stesse prestazioni del precedente.
Per il treno quindi si apriranno nuove performance. Ma dobbiamo esserne consapevoli e coglierle prontamente. A Padrin che afferma che lo studio predisposto dalla Provincia richiede che almeno 30% del traffico privato si sposti su rotaia, ribatto che quello studio è oramai preistoria. Il treno sarà utilizzato da un numero molto maggiore di persone, perché i tempi della ferrovia diverranno sempre più competitivi con l’auto privata. Agli imprenditori che premono per lo sbocco automobilistico a nord, ricordo le recenti delibere del Parlamento europeo, che si indirizza su tutt’altre metodologie.
A tutti ricordo il nostro progetto rivoluzionario di treno ad idrogeno, già realizzato da Alstom in Bassa Sassonia, per il quale avevamo predisposto sede e relatori di prestigio, con l’imprimatur di Zaia. Rimandato solo per la testardaggine di qualcuno che ora dovrà recitare il mea culpa.
Perché, siatene certi, lo riproporremo. Il futuro avanza e il treno gli sta sempre al fianco.
Tomaso Pettazzi – Belluno