Sono pochissimi i settori dell’artigianato che non risentano della “zona rossa” e degli effetti delle nuove restrizioni anti-Covid. Tra i più penalizzati c’è la moda, tradizionalmente a traino femminile. E proprio le donne rientrano nella categoria di lavoratori in difficoltà per la chiusura delle scuole.
«Non tutti hanno la possibilità di avere i nonni a portata di mano. E chi resta a casa a seguire i figli piccoli alle prese con la didattica a distanza?» si chiede Marisa Zabot, titolare di Otto B srl e presidente del mestiere abbigliamento di Confartigianato Belluno. «Ovviamente le donne. Per le mamme-lavoratrici è un problema non da poco. E di riflesso diventa un problema anche per le imprese. Da parte nostra stiamo cercando in tutti i modi di dare una mano, per agevolare la conciliazione tra lavoro e impegno a casa. Ma la situazione è estremamente complessa».
Non sono poche le donne impiegate nel settore, che in Veneto conta circa 6mila imprese artigiane: quasi 14mila lavoratrici, il 75% dell’intera forza lavoro delle aziende della filiera moda e abbigliamento. «A Belluno i numeri sono in proporzione, ma ci sono anche aziende dove la componente femminile supera di gran lunga il 75% – continua Zabot -. Nella mia, ad esempio, ho 15 dipendenti, tutte donne. E la didattica a distanza sta mettendo in seria difficoltà l’intero processo produttivo, proprio perché alcune hanno figli piccoli e non possono lasciarli a casa da soli. Al momento sopperiamo con un rallentamento della produzione e recupereremo non appena sarà possibile, consapevoli che la priorità è la salute collettiva».
La presidente Zabot analizza anche il momento sul fronte lavorativo: «Tutti registrano difficoltà, legate soprattutto alla chiusura del commercio al dettaglio e alla concorrenza agguerrita delle vendite online. Si salva chi ha la possibilità di lavorare come terzista per grandi gruppi, attivi soprattutto sul mercato internazionale, dove ricominciano a pedalare i Paesi che hanno spinto forte su campagne vaccinali di massa. Speriamo si esca presto da questa situazione. Quello che vogliamo è poter lavorare e tornare alla normalità».