«Il Bellunese non è zona rossa, i bellunesi non sono diversi dagli altri italiani e la nostra montagna continuerà a essere un territorio sicuro, come è stato finora. Pronto alla prossima stagione invernale e ai Mondiali di Cortina 2021». È quanto afferma la presidente di Confartigianato Belluno, alla luce di uno studio della Fondazione Isi presentato anche al Tg1 delle 20.
«Le affermazioni semplicistiche che escono da questo report individuano la provincia di Belluno come una delle più contagiose d’Italia. E così ha affermato anche il ricercatore che ha presentato i dati al Tg1» prosegue la presidente Scarzanella. «In realtà, si tratta di studio delle probabilità, non di conteggi assoluti di soggetti positivi al tampone o di persone ricoverate in ospedale. I due concetti sono completamente diversi. Di fatto, lo studio della Fondazione Isi – in linea totalmente teorica – dice che se si raggruppassero cento bellunesi in un luogo chiuso, ci sarebbe il 72% di possibilità che almeno uno sia positivo. Si tratta di un dato teorico, di un calcolo probabilistico. È bene sottolinearlo, perché altrimenti viene data un’immagine distorta del nostro territorio, per di più in un periodo non facile per le imprese».
«Siamo alla vigilia di una stagione invernale che non sappiamo ancora come potrà essere. Le nostre imprese viaggiano tra l’incertezza continua e i nuovi Dpcm, che impongono ulteriori restrizioni – sottolinea la presidente Scarzanella -. Hanno sempre rispettato le linee guida e come associazione abbiamo sensibilizzato imprenditori e clienti a essere ligi, nella consapevolezza che se tutti danno il proprio contributi, è più facile uscire dall’emergenza e tornare alla normalità. I primi a rispettare le regole siamo noi, tra sanificazioni costanti, utilizzo dei dpi e distanziamento sociale. Ma non possiamo tacere il nostro disappunto e la nostra amarezza di fronte a queste pubblicità che gettano discredito sull’intero territorio. Leggere sulle locandine delle edicole che Belluno è la provincia più pericolosa d’Italia fa male. Abbiamo il dovere di tutelare l’immagine del Bellunese, che di riflesso è l’immagine delle nostre imprese, fortemente radicate sul territorio e orgogliose di essere tali».