Dopo oltre due mesi dall’inizio della quarantena l’Italia si prepara a ripartire e a fare i conti con tutti quegli elementi che sono stati stravolti dall’emergenza Coronavirus. Oggi c’è dunque bisogno di una forte riorganizzazione sia da parte delle aziende che dei singoli cittadini.
A interrogarsi sulle prospettive a lungo termine è anche il CEO di Snam, Marco Alverà, che in un lungo post sul proprio profilo LinkedIn ha fatto il punto sui cambiamenti e i trend principali già in atto. Uno dei punti centrali della sua riflessione è l’evoluzione tecnologica del nostro Paese e i suoi riflessi sull’economia e sul lavoro. Questo periodo ha infatti spinto in avanti la curva tecnologica in Italia, facendo segnare ampi passi in avanti per tanti e diversi settori, da quello della didattica a distanza ai molti servizi riorganizzati senza presenza fisica. La certezza è che molti di questi aspetti resteranno solidamente nelle routine di cittadini e lavoratori. Proprio il modo di lavorare va ripensato e aggiornato, sfruttando ciò che si è appreso in questi mesi: l’home working è oggi una realtà presente in molte aziende, tra le quali proprio Snam, dove ha portato risultati ampiamente positivi.
Inoltre – scrive Alverà – la crisi ha dimostrato come il ruolo sociale delle imprese sia sempre più rilevante. Oggi le aziende sono chiamate a rispondere e ad agire in prima persona per prendersi cura delle persone e di tutti gli attori che orbitano attorno ad esse, dai propri dipendenti ai fornitori, passando per le comunità in cui operano.
Per il CEO di Snam Marco Alverà, la sfida centrale è quella della transizione energetica. In Europa, è attesa una grande accelerazione di questo fenomeno dovuta al Green New Deal, che creerà nuovi posti di lavoro dando il via ad un futuro più sostenibile, grazie ad uno stanziamento iniziale di mille miliardi.
Un attore centrale di questa transizione, secondo Alverà, sarà l’idrogeno, un settore in cui le spinte politiche per la crescita della domanda potranno sbloccare significativi investimenti privati, con ricadute positive anche sull’occupazione.