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Seminario sui disturbi del comportamento alimentare per operatori sanitari

Sabato 14 aprile, presso la sala riunioni dell’Ospedale San Martino di Belluno, si è tenuto il corso di formazione sui disturbi del comportamento alimentare, organizzato dall’Associazione Margherita Fenice in collaborazione col Centro Disturbi Alimentari di Belluno.
Il corso è stato tenuto dal dott. Pierandera Salvo, direttore del Centro Dca di Portogruaro ed era indirizzato a medici, infermieri e altri operatori sanitari dei servizi dell’adulto e della pediatria dell’Ulss1 Dolomiti.
Quaranta i posti messi a disposizione per il percorso accreditato ECM (4,3 crediti – Nordestnet Provider).

Dopo una breve introduzione della presidente dell’Associazione Margherita, Luisa Prade, i relatori hanno trattato le seguenti tematiche: i Dca nel territorio di competenza dell’ Ulss1Dolomiti (dott. Forti), i Dca nelle varie fasi di vita (dott. Salvo), i Dca in età evolutiva: specificità cliniche e modalità di intervento (dott. Salvo), la gestione a domicilio degli utenti con DCA sulla base delle attuali indicazioni nazionali (dott. Salvo).
I disturbi alimentari sono disturbi multifattoriali che, ad oggi, comprendono un raggruppamento diagnostico costituito da diverse patologie (di cui le più conosciute sono Anoressia e Bulimia).
Focus dell’attenzione è stato messo sull’esordio dei disturbi alimentari, che è sempre più precoce: l’età di insorgenza si è abbassata a 14-15 anni, con conseguenze che possono protrarsi per tutto l’arco di vita. A tal proposito, è fondamentale che i servizi si adeguino a questa evoluzione dei disturbi: il Centro di Portogruaro, ad esempio, è già riuscito a fornire un servizio di trattamento globale per minori con Dca.
La Regione Veneto, attualmente, ha tutto quello che richiedono le linee guida per i Dca: organizzazione della rete di cura e contesto di cura adeguati.
Il dott. Salvo ha ricordato, inoltre, che è molto importante fin dall’inizio il coinvolgimento della famiglia nelle cure, per rafforzare e mantenere i risultati ottenuti dal paziente in terapia. Anche formare una rete tra i servizi presenti sul territorio può risultare vincente, nel monitorare l’andamento dei casi e nell’identificarne di nuovi.

Valentina De Nart

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