“E’ colpa dell’Europa, è colpa dell’euro! Dietro questa frase c’è il desiderio della classe politica italiana di non voler fare i conti con le proprie responsabilità”.
Lo ha detto Davide Giacalone, giornalista, autore di saggi ed inchieste, opinionista per Rtl 102.5 e Il Giornale, sabato pomeriggio al Centro congressi Giovanni 23mo di Belluno alla conferenza dal titolo “L’Italia da ridestare” per la rassegna culturale I grandi incontri di Liberal Belluno, l’associazione presieduta da Rosalba Schenal.
L’appuntamento di Belluno è stato anche occasione per la presentazione in prima assoluta del suo nuovo libro “Viva l’Europa viva”.
Nelle oltre due ore della conferenza, condotta da Daniela De Donà, Giacalone ha radiografato guasti e inefficienze del sistema Italia, con un affondo finale in vecchio stile, talvolta paternalistico, rivolto alle nuove generazioni.
“Sono tutti contro l’euro – afferma Giacalone – ma dimenticano che nel 1981 l’inflazione era al 21%. L’Italia, con l’introduzione dell’euro, ha vissuto la stessa esperienza dei francesi quando passarono dai vecchi ai nuovi franchi. Capitò che i prezzi si alzarono, ma la causa era dovuta alla speculazione. Dopo il 2002 con l’euro, l’inflazione in Italia è molto bassa, e tuttavia il prezzo di alcuni beni di consumo aumenta. La causa anche nel nostro caso non è del passaggio alla nuova moneta, ma della speculazione”.
Giacalone analizza attraverso dei grafici l’andamento economico dell’Italia rispetto all’eurozona. “Siamo la seconda potenza economica europea dopo la Germania. Tuttavia ritorneremo ai valori pre-crisi solo nel 2024, mentre l’eurozona ha già raggiunto quei valori nel 2015/2016. La lentezza dell’Italia è dovuta ai nostri ritardi interni. La nostra velocità di crescita l’abbiamo perduta a partire dal 1980, anno in cui inizia ad aumentare progressivamente la pressione fiscale. La nostra produzione industriale è sotto la media Ue, ma le nostre esportazioni sono cresciute più di quelle della Germania. Il nostroi debito pubblico, a partire dal 1861 vede delle impennate a causa delle due Guerre mondiali. Ma dal 1950 al 1970 c’è una forte crescita senza debito. Dal 2009 ad oggi il risparmio degli italiani è aumentato. Ma questo è sinonimo di paura del futuro. Per quanto riguarda le esportazioni il mercato mondiale vede in testa la Cina con il 15,5% seguita dall’Unione europea con il 15%. Poi ci sono gli Usa con 12,2%, Giappone 4,6%, Corea del Sud 3,8% e Russia 3,3%.
Dunque viviamo nell’area più ricca, eppure c’è gente che continua a predicare la distruzione!
C’è chi invoca la svalutazione, come negli anni ’70, ma sarebbe come scaldarsi con un fuoco di paglia”!
Giacalone ribadisce più volte che la crisi non va riferita a prima o dopo l’introduzione dell’euro, ma è legata alla globalizzazione.
“Abbiamo perso la II^ Guerra mondiale, ma abbiamo vinto la guerra fredda”, sostiene Giacalone, ricordando la scelta vincente, all’epoca contestata, di piazzare gli euromissili.
Giacalone parla di arretratezze burocratiche dell’Italia, tali da rendere oggi conveniente produrre in Svizzera piuttosto che a Milano. “Abbiamo maestranze qualificate, superiori, ma solo 1/3 lavora di chi è in età lavorativa”.
Sulla questione migranti Giacalone è molto chiaro. Stronca innanzitutto la terminologia “Migranti sono gli uccelli. Gli uomini possono essere profughi o emigranti. Profughi sono quelli che fuggono da guerre, e allora abbiamo il dovere di prenderli. Ma questi sono il 5%. Gli altri 95% non hanno diritto di restare e noi non abbiamo il dovere di farli rimanere. Ma possiamo avere una convenienza. La Germania, infatti, nel 2016 con gli emigranti ha aumentato la produzione del 4,2% ma ha investito per loro in case e istruzione. Non già come la formula italiana Boldrini-Salvini”!
Chiaro ed esaudiente anche sulle banche. “Perché dobbiamo dare i soldi dei contribuenti per salvare le banche”? Si chiede Giacalone. “Esiste dal 1936 in Italia e dal 2016 in Europa con il Bail in una normativa che tutela i risparmiatori per le somme fino a 100mila euro. Non è tutelato invece l’azionista e il titolare di obbligazioni derivate, che in caso di fallimento della banca perde il capitale investito. Questo perché azionisti e obbligazionisti sono investitori e non risparmiatori. Ma se al cittadino che chiede un mutuo in banca, per averlo viene chiesto di acquistare azioni o obbligazioni, allora siamo in presenza di un reato. E i responsabili vanno processati. Ma perché lo facevano? Il motivo è che le banche italiane, benché immuni da titoli non certificati (come invece Deutsche bank) sono sottocapitalizzate, e allora vendevano azioni e obbligazioni modificando il profilo di rischio del pensionato e della casalinga, per capitalizzare la banca. E allora ha ragione la Commissione europea quando dice non lo potevate fare”!
Sul nuovo presidente americano Giacalone sottolinea due aspetti. “Trump ha detto che gli americani non intendono più pagare la sicurezza militare degli altri stati. E dunque, se la nostra spesa pubblica per la difesa oggi è sotto l’1% in futuro dovrà essere rivista”. La seconda questione è quella del protezionismo “Compra americano e fai lavorare gli americani” ha detto Trump minacciando dazi alle importazioni. “L’autarchia di Trump – ha detto Giacalone – è una forma di miseria costosa. La realtà e il mercato piegherà questa propaganda”.
Caustico sulle nuove generazioni. “L’oggetto che più si vende a tutte le latitudini e che un domani vedremo custodito nei musei è quella bacchetta usata per i selfie”. Una realtà effimera che Giacalone contrappone, in chiusura, all’intervento dei soccorritori nell’emergenza dell’Abruzzo “di loro, che hanno camminato per ore nella neve per salvare delle vite, non conosciamo nemmeno i nomi. E io credo che sia questa la maggioranza dell’Italia, anche se poco rappresentata”!
(rdn)