Giovedì 29 ottobre con inizio alle 17:30, presso la Sala Bianchi a Belluno, si svolgerà la conferenza aperta a tutti intitolata “La scuola elementare Aristide Gabelli a Belluno. Tra storia e architettura”.
Questo secondo e conclusivo incontro di approfondimento della mostra “la scuola più bella d’Italia” prosegue il filo del racconto storico culturale iniziato con la prima conferenza “La scuola elementare bellunese dall’800 a Pierina Boranga”.
Sarà anche l’occasione per presentare ufficialmente l’omonimo testo degli autori-relatori Andrea Bona e Orietta Ceiner pubblicato la scorsa primavera dall’associazione Amici dell’Archivio Storico di Belluno Feltre e Cadore.
Aprirà l’incontro Orietta Ceiner che, attraverso l’esame dei documento dell’Archivio storico del Comune di Belluno, affronterà il tema dell’evoluzione urbanistica della città di Belluno in relazione alle sue necessità di sviluppo tra la fine ‘800 e gli anni ’30, epoca di costruzione della Gabelli. In particolare l’analisi si concentrerà sulla trasformazione dell’area chiamata nell’ottocento “Favola”, un’ampia piana coltivata che si estendeva a nord dall’abitato cittadino fino ai piedi dell’altura della Vignetta, che sarà prima sede dell’ottocentesca stazione ferroviaria di testa e poi, una volta modificato il tracciato della linea ferroviaria e la posizione della stazione, sarà luogo di costruzione della nuova scuola cittadina intitolata ad Aristide Gabelli.
Nella seconda parte della conferenza Andrea Bona esporrà il felice ma formalmente travagliatissimo processo di ideazione, progettazione e costruzione della scuola Gabelli, un fabbricato architettonicamente così innovativo, affatto rispondente agli standard scolastici e architettonici dell’epoca, da essere “bocciato da tutti” gli enti chiamati ad esprimersi sul progetto. Dovette intervenire direttamente l’autorità politica del Regime per superare gli ostacoli e consentire la realizzazione di un’opera che, comunque la si pensi, resta ancor oggi unica e straordinaria.
Bona tratteggerà anche le figure dei progettisti fratelli Zadra, le loro relazioni con la direttrice didattica Pierina Boranga e, indagando i rapporti personali dei tre bellunesi con gli architetti milanesi protagonisti del movimento Novecento, avanzerà un’originale e suggestiva ipotesi sulla paternità ideale di quest’opera architettonica.