Domenica 30 marzo alle 23.00, anche a Comelico Superiore, si è conclusa l’esperienza referendaria sul passaggio di questo comune al confinante Trentino Alto Adige. Per i contrari ad un’analisi superficiale questa è una sconfitta.
Per il BARD, da sempre sostenitore di tutti i referendum che sino a qui si sono succeduti invece, il voto è un diritto democratico importantissimo sempre più minacciato da uno Stato accentratore e sordo alle istanze dei territori soprattutto se periferici e poco popolati come quelli montani.
La questione referendaria ha poi stimolato il dibattito presso i cittadini di Comelico Superiore sul futuro della propria comunità in una regione Veneto da sempre lontana dalle Terre Alte, raffrontandosi con le realtà autonome confinanti dove politiche per la montagna mirate sono invece spesso vincenti.
Purtroppo in questo tipo di consultazioni, ove serve il quorum per la validità del referendum e quello affermativo sul tema della consultazione, i numeri dei residenti all’estero, ben 526 su 2416 aventi diritto al voto, e dei “falsi” residenti nel comune, condannano i veri residenti, tanto più che gli iscritti AIRE non possono votare dall’estero, come invece in altre consultazioni.
Perché invece per fondere 2 comuni la consultazione referendaria non abbisogna di nessun quorum?
Se raffrontiamo invece il numero dei votanti alle ultime consultazioni comunali di Comelico Superiore nel 2009, pari a 1581, con quelli di quanti hanno votato per questo referendum, pari a 913, le cose cambiano. Il 57,84% di chi effettivamente vota in occasione delle consultazioni comunali ha voluto esprimersi, ed i favorevoli al distacco sono il 96,93%, pari al 55,98% di questi.
Per i contrari gongolanti, per chi in maniera sleale ha fatto campagna elettorale in opposizione, per i detentori di certe posizioni di potere ed interessi lontani dal territorio, tutto questo non ha apparente significato, continuando a sostenere altre soluzioni magari legate all’applicazione dell’art.15 dello statuto regionale o quant’altro.
Per la maggioranza di chi a Comelico Superiore ci vive 365 giorni all’anno invece il messaggio è chiaro! Non si tratta di Veneto o Alto Adige, ma di territori montani trattati allo stesso modo, con forme di autogoverno forti ed uniti in macroaree omogenee alpine. Oltre 800 giorni di inapplicazione dell’art. 15, una provincia commissariata per oltre due anni, ora condannata a diventare ente di secondo grado con consiglio composto dai sindaci dei comuni più popolosi, taglio di risorse e servizi. Tutto questo non è più accettabile.
E’ l’ennesimo sassolino nella scarpa alla politica tradizionale, un seme per cambiare la gestione della montagna. Il Comelico come tutti i comuni referendari.
Grazie Comelico Superiore. Non ci fermeremo.
Bard – Belluno Autonoma Regione Dolomiti