L’iter della nuova legge sul commercio è partito e, stando a quanto riportato dai principali organi di comunicazione a seguito delle audizioni della Terza Commissione, sembrerebbe regnare una concordia unanime rispetto alla bozza proposta dall’Assessore Maria Luisa Coppola. Purtroppo non è così.
Purtroppo, perché saremmo ben lieti, come sistema Confcommercio regionale ma anche come struttura provinciale, di affermare che la legge ben attua i principi condivisi (“Basta centri commerciali, basta consumo di territorio!”). Purtroppo, perché le norme della legge, lo diciamo per chiarezza nei confronti dell’Assessore ma anche nei confronti degli imprenditori bellunesi che rappresentiamo, non danno certezza del raggiungimento degli obiettivi proclamati, anzi.
“Noi, tramite la struttura regionale, abbiamo presentato due ordini di osservazioni” afferma con preoccupazione Franco Debortoli, presidente di Confcommercio Belluno. “Da una parte abbiamo elaborato una procedura di natura urbanistica tale da rendere applicabile la tanto decantata volontà di impedire o comunque limitare in modo davvero significativo le ulteriori grandi strutture sul territorio e tutto ciò in modo compatibile con le prescrizioni della direttiva servizi e delle norme nazionali di recepimento”. Continua Debortoli: “Come secondo elemento riteniamo assolutamente doveroso che venga conservata una legislazione che consideri la provincia di Belluno quale ambito nel quale applicare differenti e più restrittive prescrizioni in base a tutte le considerazioni da sempre elaborate e che ora sarebbe persino ridicolo ripetere; fatto sta che se nella legge in vigore tali norme sussistevano (almeno un buona parte) nella bozza di legge in esame queste salvaguardie sono scomparse.” “ So bene – prosegue polemicamente Debortoli – che l’assessore Coppola non nutre particolare simpatia per la rilevanza statutaria che la carta Veneta riserva in termini di autonomia alla provincia di Belluno; rispetto a questo progetto di legge non mi attendo una cortese condiscendenza per il Bellunese, ma l’ottemperanza ad un dovere legislativamente posto al massimo grado della gerarchia delle fonti legislative regionali.”