Chi, in buona o in mala fede, riponeva fiducia nella Regione Veneto e nelle sue istituzioni, al fine di impedire l’accorpamento della provincia di Belluno a quella di Treviso, ora è servito. La conferenza Regione Autonomie locali, non presenterà una propria proposta al consiglio regionale. E di conseguenza è improbabile che la Regione presenti una propria proposta al Governo. Che, così, potrà fare quello che vuole, non avendo ricevuto alcuna indicazione e vincolo dalla Regione. Non a caso il presidente delle Province di Treviso e del Veneto, ottenuto il trasferimento di Scorzè, che fa rientrare nei criteri il suo territorio, del resto se ne frega e si dice soddisfatto. L’assenza di proposte non è giustificata dalla mancanza di tempo, come afferma l’assessore Ciambetti, ma dalla precisa scelta di lasciare che il Governo decida, per poi assegnargli ogni responsabilità. La Regione delega il Governo a fare il lavoro sporco, che gli va benone, facendo finta di contrastarlo. In questo modo i Presidenti delle province venete eliminano, di fatto, l’art. 15 dello Statuto regionale, che riconosceva autonomia alla Provincia di Belluno. Lo fanno approfittando della assenza di Belluno al tavolo delle trattative tra province, perché privo di presidente e sottoposto ad un umiliante commissariamento, prodotto dalla stessa destra incapace di governo, che ora sacrifica la montagna bellunese alla propria totale incapacità di esprimere una proposta di riordino delle amministrazioni locali del Veneto. Si comportano così quei vigliacchi che sanno picchiare gli altri, solo dopo averli legati mani e piedi a un palo. Se almeno, questa sciagurata idea di lasciare tutto immutato, corrispondesse a una volontà di resistere al centralismo devastante che avanza. Macché. Non c’è l’intenzione di impugnare per incostituzionalità la legge 135-2012, né di istruire la Legge regionale per trasferire le competenze amministrative, finanziarie e regolamentari previste dallo Statuto regionale per la nostra Provincia. C’è poco tempo anche per fare questo, assessore Ciambetti? Non vi bastano otto mesi per predisporre e istruire una legge regionale? Se è così, non siete adatti ad amministrare nemmeno un condominio. Siete talmente preoccupati dei vostri interessi, personali o di parte politica, da non vedere nemmeno che la legge 135-2012, di rango inferiore della legge che definisce la “Costituzione” della comunità regionale, colpisce il fondamento della autonomia legislativa regionale. La stessa autonomia che rivendicate in Statuto, non siete capaci di praticarla nemmeno nelle piccole cose, negli adempimenti più semplici ed elementari. Tra i quali quello di prendere atto, come ha fatto, dopo trenta anni, il Consiglio regionale, della necessità vitale per la provincia di Belluno, di avere strumenti di amministrazione adeguati alla “governance” di questo territorio. Da bellunese, non provo più né delusione né rabbia per questo comportamento irresponsabile e devastante per i nostri interessi. Prendo atto che la Regione Veneto, sia nella sua maggioranza politica attuale, sia nella sua “classe dirigente” istituzionale, non è più in grado di difendere gli interessi dei bellunesi. Non solo per incapacità colpevole e complice di politici incompetenti e incapaci, ma per il miope e cinico disinteresse di tutto il Veneto, verso la montagna dolomitica. A questo punto l’unica possibilità di salvezza sta in una radicale e irreversibile scissione dei nostri destini comunitari da quelli del Veneto. A questo punto per i Comuni bellunesi c’è solo il referendum previsto dall’art.132 della Costituzione, per andarsene via al più presto da una comunità regionale che al bellunese guarda solo per rapinarlo dell’acqua e dell’energia che produce, e dei beni naturali che il resto del Veneto ha, in casa propria, devastato. Lo Statuto ci lasciava intravedere qualche possibilità. Sbagliato. Dal 1400 in poi non è cambiato niente. Ci considerano solo se ci facciamo ammazzare al posto loro ai confini, portiamo loro ferro per le armi, legname per le galere, schiavi da incatenare al remo, serve e balie delle quali abusare.
Diego Cason