Le esternazioni del sindaco di Forno di Zoldo Camillo De Pellegrin, che ha dichiarato che non parteciperà all’assemblea dei 69 sindaci promossa dai tre consiglieri regionali bellunesi sulla questione della cancellazione della provincia di Belluno, ha provocato già qualche reazione. Di chi, ad esempio, già pensa al “dopo provincia di Belluno”.
In quella lettera De Pellegrin, tra le altre cose, ammoniva sulla eventualità di «concentrare le competenze attualmente della Provincia nelle mani di società che in questi ultimi anni si sono distinte più per i buchi prodotti che per gli effettivi risultati ottenuti» e ancora «Bisogna dire basta ai Bim, basta alle società satellite buone per la visibilità di qualcuno, ma nel finale solo dispendiosi carrozzoni».
La risposta a queste affermazioni, come dicevamo, non si è fatta attendere. Tant’è che il presidente del Consorzio Bim Piave, Giovanni Piccoli, ha già chiamato a raccolta i 67 sindaci consorziati (solo Lamon e Arsié non fanno parte del Bim Piave) invitandoli a partecipare alla riunione del 31 agosto sul riordino della Provincia, “vista l’importanza dell’argomento e le conseguenze che potranno derivare per tutti gli enti locali e per gli stessi consorzi dei Comuni del Bim”.
Lo scenario abbozzato da Camillo De Pellegrin, dunque, viene confermato dalle preoccupazioni del presidente del Consorzio Bim Piave Piccoli, che fa quadrato chiamando i sindaci, a difesa di possibili insidie future.
Se l’ipotesi di De Pellegrin è verosimile, i Consorzi andrebbero a surrogare la cancellazione della provincia di Belluno e queste, cui stiamo assistendo, sarebbero solo le manovre propedeutiche per la grande sfida che li attende.
La battaglia per la conservazione della provincia, insomma, con la chiamata dei sindaci, altro non sarebbe che un diversivo strategico, che nasconde il vero obiettivo di andare a trasferire un domani ai consorzi le perdute competenze della Provincia oramai defunta.
A questo punto la domanda è la seguente: da chi sono controllati politicamente i consorzi dei comuni oggi? A chi giova?
La risposta è soltanto una: al Pdl
Roberto De Nart