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giovedì, Settembre 21, 2023
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Emergenza immigrati: chi semina vento raccoglie tempesta

Il ministro dell’interno per aiutare Lampedusa  ordina tendopoli e centri di accoglienza in tutte le regioni escluso l’Abruzzo. Non basta fare sparire i profughi da un posto ad un altro se non si sa dove portarli. Ma i governanti delle regioni rispondono picche. Ognuno va per conto suo secondo egoismi ed interessi locali. Anche due governatori del carroccio sollevano contro il loro ministro e Bossi si smarca alla sua maniera: “fora dai ball”o “vuotiamo le vasche”.  Si raccoglie quel che si è seminato. L’Italia chiede all’Europa collaborazione per l’accoglienza dei profughi. Anche l’Europa risponde picche: incapace di coordinamento e sorda ad ogni appello del nostro governo. Ognuno va per conto suo secondo egoismi ed interessi nazionali.
Ma anche in questo caso si raccoglie quel che si è seminato. Il nostro governo ha spesso ignorato l’Europa. Anni di euroscetticismo all’italiana non hanno certamente giovato. Molto spesso abbiamo coltivato localismi e contrastato provvedimenti di Strasburgo, come il mancato pagamento delle quote latte. Molto spesso abbiamo usato l’Europa restando sordi alle sue indicazioni. L’abbiamo usata per giustificare l’elaborazione di certe leggi, addossandole responsabilità in modo assolutamente falso. Per esempio, per la privatizzazione dell’acqua, la maggioranza di governo insisteva dicendoci che dovevamo uniformarci alle direttive europee, mentre l’Europa ha sempre lasciato ai singoli stati la libertà di decidere come gestire il servizio idrico. Anche per la riforma della giustizia, ci viene falsamente detto che stiamo seguendo le indicazioni europee.  Invece l’Europa difende i princìpi di democrazia: i paesi  candidati ad entrare nell’UE, devono avere giudici indipendenti e separazione dei poteri. Questo dicevano i criteri di Copenaghen fissati nel ’93 per l’ammissione dei paesi dell’Est: i criteri non erano solo economici (esistenza di un’affidabile economia di mercato) ma anche politici e giuridici (presenza di istituzioni stabili che garantiscano la democrazia, stato di diritto, diritti dell’uomo, rispetto-tutela delle minoranze).  Ancor più stringenti sono i criteri nel caso della Turchia.
Il Trattato di Lisbona agli articoli 6 e 7 prevede interventi e sanzioni dell’Unione per quei Paesi dell’Unione in cui si verifichino gravi rischi per la democrazia e per la libertà. Ma sinora gli articoli non sono stati invocati né tantomeno applicati all’Italia. Eppure i rischi ci sono ormai davvero e sono seri. Purtroppo anche l’Europa, pur possedendo strumenti e leggi per salvaguardare le proprie democrazie, conta davvero poco.
Certo è, che non si può usare l’Europa solo in modo funzionale ai propri interessi o addossarle responsabilità in modo falso o contrastarne provvedimenti e poi  invocarla solo al momento del bisogno. In questo modo si pongono preventivamente le basi per esserne fuori, non serve annunciarlo. Ora le questioni più globali, come il flusso di migranti, mettono in seria crisi la politica di questo governo: una politica del “ghe pensi mi”, senza radici culturali e visione del bene comune.

Francesco Masut

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