Ho seguito con particolare interesse negli ultimi mesi la vicenda della biblioteca IULM a Feltre. La faccenda mi ha procurato una grossa tristezza, così come i protagonisti che l’hanno animata.
Dopo quarant’anni di storia universitaria l’unica preoccupazione è contendersi una collezione libraria, che pur essendo di valore, è poca cosa di fronte alla perdita di una realtà universitaria (e non dimentichiamo quelle persone che perderanno il lavoro e a cui nessuno vilmente ha ancora dato risposte), tanto più se chi la richiede non se n’è mai interessato prima. La dimostrazione pratica sta poi nel fatto che la Comunità Montana sembra non abbia fondi sufficienti per neppure mantenere la propria di biblioteca. Chi li gestirebbe quei 40.000 volumi, con che soldi?
La domanda mi viene spontanea: ma perché tanto chiasso? La maggior parte dei cittadini ha accolto la chiusura dell’unica Università effettivamente operante in Città con un semplice scrollo di spalle, e ora per dei libri si fa la voce grossa? Premesso che non patteggio per nessuno dei due contendenti, entrambi hanno le loro responsabilità riguardo il triste epilogo, ritengo che lo spettacolo messo in piedi sia abbastanza pietoso. Personalmente penso che i libri vadano giustamente trasferiti da Feltre, troveranno migliore e soddisfacente utilizzo lontano da una Città che mai ha dimostrato, soprattutto negli ultimi dieci anni, di averli a cuore. Così come l’Università vista dalla maggior dai più come un inutile e fastidioso orpello, e da affittuari e molte categorie di commercianti, un male necessario su cui però poter lucrare. Mai è stata vista come un vanto, un asset strategico per rilanciare una Città che da troppi anni arranca alla ricerca affannosa di una sua precisa identità. Qualcuno giustamente potrà obbiettare sostenendo che la IULM non rispondeva in pieno alle richieste/esigenze del territorio, giusto! Ma era compito delle amministrazioni che negli anni si sono succedute – sempre i soliti noti – occuparsi di attrarre sul territorio nuovi attori accademici senza accantonare frettolosamente e in modo ingrato chi già c’era. Infine, mai si è veramente capito l’ostracismo manifestato neanche troppo velatamente dall’amministrazione regionale che ha sempre delegittimato l’Università per il sol fatto che fosse privata e la sede centrale si trovasse a Milano. Peccato che alcuni dei personaggi che ieri erano in Regione oggi sono al governo e abbiano contribuito fieramente ad approvare una riforma universitaria che destina molti fondi alle università private, stranezze della politica.
Mi avvio alla conclusione, ponendo all’attenzione dei più sbadati tre elementi: con gli studenti fuori sede l’Università produceva un indotto economico sulla Città, tutti ti rispondono che loro con l’Università non ci hanno guadagnato mai nulla, misteri della vita!; fino ad oggi con il suo numero di studenti pendolari l’Università garantiva l’apertura della stazione ferroviaria, non passeranno troppi anni che Rfi si troverà costretta a chiudere lo scalo per insufficienza di passeggeri, è una realtà che qualcuno dovrebbe dire, un bello schiaffo al turismo; ad oggi dopo due anni e tante promesse e troppe “ciacole” un progetto serio e a lungo termine con corsi di laurea triennale e specialistica ancora non c’è! Per farlo ci vorrebbero un sacco di risorse finanziare che nessuno oggi e domani sarà in grado di garantire, gli atenei chiamati in causa hanno già i loro problemi a garantire il buon funzionamento delle loro sedi centrali. Le iniziative promosse finora sono sicuramente lodevoli, ma sono ben distanti da quello che era stato promesso; signori l’Università in provincia di Belluno dopo i bagordi del Capodanno sarà morta!
Qualcuno dirà “con la cultura non si mangia”, può essere in parte vero, ma in una Feltre dove il cartello d’ingresso riporta “Città da scoprire”, beh permettetemi, ma mi viene da ridere, anzi, mi viene da piangere.
lettera firmata