
“Chiedo alle imprese venete di favorire l’occupazione dei veneti”. Sembra lo stralcio di un discorso di un esponente leghista, e invece l’appello è di Dario Bond consigliere regionale del Pdl. “Capisco che la globalizzazione ha svincolato dalla solidarietà territoriale l’impresa e il lavoro – prosegue Bond – ma la rottura dei comuni interessi tra imprenditori e lavoratori è uno dei mali sociali più gravi tra quelli che stiamo patendo. Aumentano i disoccupati, soprattutto i giovani che hanno di fronte un mondo del lavoro bloccato dalla generazione nata durante il baby-boom, ma aumentano anche le difficoltà per le aziende perché stagnano i redditi e quindi i consumi. Tra l’altro va considerato che l’immigrato dispone di una parte di reddito che è sempre destinato alla rimessa verso il paese d’origine e quindi il reddito che percepisce non torma mai tutto al territorio dove lavora. E questo è proprio uno dei motivi della stagnazione dei consumi. Nelle nostre imprese ci sono troppi lavoratori stranieri, invece dovremmo favorire la manodopera locale provata dalla crisi economica. Nessuna intenzione discriminatoria, sia chiaro, il mio è solo un ragionamento basato sul buonsenso.
Mi rendo conto che questo appello può essere strumentalizzato, ma qui nessuno vuole fare il razzista. Dico soltanto che in un momento come questo, dove le famiglie sono in grave difficoltà, le aziende dovrebbero dimostrare maggiore aderenza al territorio e alle sue esigenze. Se non torniamo a quel legame comune tra imprenditore e lavoratore – che ha caratterizzato lo sviluppo del Veneto – crescerà il disagio e si romperà anche il patto civico e democratico.
Il mio appello è semplice buonsenso, non è né di destra né di sinistra. Molti nuclei familiari si ritrovano con un coniuge in cassa integrazione o senza lavoro. Le famiglie, negli ultimi tempi, hanno visto diminuire la loro qualità della vita. Andando avanti così si impoverisce l’intero tessuto sociale. E questo vale anche per gli immigrati. Finisco citando il demografo e statistico Giampiero Dalla Zuanna dell’Università di Padova e della Fondazione Nord Est che scrive: “In questa fase della crisi, nel Veneto, e probabilmente in tutto il Centro-Nord Italia, è stato più facile trovare lavoro per un giovane straniero che per un giovane italiano. Si tratta di un caso, oppure gli imprenditori – nei momenti di difficoltà – preferiscono la manodopera straniera, più flessibile e meno costosa? Se questo è vero, neppure la crisi fermerà l’afflusso di questi nuovi italiani”.