Oggi non si può e non si deve, in nessun modo, parlare di “politica nuova” o “Seconda repubblica”.Questi termini, per ora, dovrebbero essere banditi: si tratta di una serie inestricabile di inganni.
Sarebbe più corretto dire che quello che stiamo vivendo è solo il “vecchio” che tarda a morire. I dati lo confermano. Rispetto alla “Prima repubblica” la corruzione s’è inasprita. L’informazione televisiva, ieri lottizzata, è ora monopolizzata da una persona. Il bipolarismo, unico cambiamento di rilevo, esiste tra due concezioni dello Stato e delle regole, non fra due politiche. L’occupazione dei poteri pubblici e delle istituzioni da parte dei partiti è ancora abitudine. La legge elettorale toglie agli elettori la possibilità di eleggere i propri rappresentanti, favorendo quella partitocrazia che doveva essere bandita. Leggi e favoritismi, come al “mercato delle vacche”, sono oggetto di baratto: federalismo in cambio di intercettazioni. Il ricatto e la diffamazione, veleni e schizzi di fango volano ovunque si alzino voci critiche all’operato del governo (non la casa a Montecarlo rischia di squalificare Fini, ma la rinuncia alla battaglia sulla legalità). Il ricambio della classe dirigente è stato più apparente che sostanziale: i partiti sono ancora soltanto accostamenti improvvisati di persone e di interessi oppure sono ancora ispirati a residui di vecchie ideologie o culture, e governati in gran parte dai vecchi apparati. I politici e dirigenti sono lontani dai problemi delle famiglie, ogni giorno alle prese con povertà e disoccupazione, soprattutto giovanile (a scuola, quest’anno, decine di migliaia di docenti precari, che avevano sostenuto sacrifici e prove in vista di una occupazione, resteranno a casa). Oggi il sistema è sostanzialmente un regime che confonde la crisi della politica con l’inutilità della politica, il qualunquismo con il rigore morale e mette il potere esecutivo al riparo da ogni controllo. Berlusconi non è una persona che ha semplicemente abusato del potere. Le sue leggi, le nomine che ha fatto, il conflitto d’interessi di cui si è avvalso: tutto questo ha creato un’altra Italia. Un’Italia dove vigono speciali leggi che proteggono l’impunità. Un’Italia dove è colpito il braccio armato della malavita anziché il suo braccio politico e dove i pentiti di mafia sono screditati e mal protetti come mai lo furono i pentiti di terrorismo. Un’Italia in cui la sovranità popolare non potendosi formare viene violata, perché un unico uomo controlla le informazioni televisive e perché il 70% dei cittadini si fa un’opinione solo guardando la tv, non informandosi su giornali o Internet. Questo “vecchio” che tarda a morire non è falso solo a causa del predominio di una sola persona (Berlusconi). È falso perché ha dato agli italiani, contemporaneamente, un uomo forte e uno Stato disarticolato, con poteri di controllo indeboliti se non neutralizzati. Per poteri di controllo s’intende la magistratura, la stampa indipendente, il Capo dello Stato che incarna il legame con la Costituzione, la Costituzione stessa. Quando si parla di regime non si parla di un uomo, ma di questa ben organizzata disarticolazione. Un governo che non curasse in anticipo la questione dell’informazione televisiva, della legge elettorale, del conflitto d’interessi e che andasse alle urne sotto la guida di Berlusconi e del PDL (Partito del Leader), non ci darebbe elezioni libere, ma elezioni coerenti con questo regime e da esso inquinate. Una politica responsabile, che miri al bene comune, richiederebbe oggi, da tutti, un passo indietro, prima che il Paese vada a pezzi, e un’intesa di unità nazionale: non più comparse da soap opera, ma persone di provata competenza, esperienza e rigore morale. Disfattista non è chi avverte il pericolo e fa appello al senso etico, ma chi è allergico al rispetto di regole e istituzioni. Mentre si alzano polveroni, utili solo a fini di propaganda e per soddisfare la voglia d’una contesa elettorale che sbaragli l’opposizione, come in passato, urge anche oggi l’appello di don Sturzo “ai liberi e forti”. Prima che sia troppo tardi, come richiama don Sciortino nell’ultimo editoriale di Famiglia Cristiana.
Francesco Masut
Circolo PD di Cavarzano