Ristorazione qualificata, territorio adatto alle attività sportive naturalistiche e bellezze naturali riconosciute: ecco le basi da cui partire per rilanciare il turismo nell’area alpagota. «Quello che abbiamo in mente è un progetto pilota che sarà poi eventualmente esportabile anche ad altre realtà – ha detto il presidente della Provincia, Gianpaolo Bottacin- . Abbiamo trovato la condivisione dei sindaci, che avevano lanciato la proposta, dalla Regione Veneto, e anche di Veneto Agricoltura con cui c’è stato un incontro la scorsa settimana. Dobbiamo avere chiaro quello che intendiamo proporre ai nostri visitatori, così da lavorare sull’obiettivo finale ed offrire dunque il miglior risultato possibile». L’Alpago, che si snoda nei cinque paesi di Chies, Farra, Pieve, Puos e Tambre, è un territorio facilmente raggiungibile da ogni parte del Veneto e questo è senz’altro un punto di forza iniziale. «Recuperiamo e miglioriamo le strutture esistenti, in sintonia con la vocazione dei luoghi, formiamo gli addetti del settore ricettivo, presentiamo a tutti l’unicità che quella terra è in grado di mostrare – ha detto l’assessore provinciale Matteo Toscani – . Senza alcun timore di confrontarsi con altre realtà, l’Alpago può inserirsi all’interno di itinerari nazionali sul fronte dello sport naturalistico, dell’ambiente, della tradizione e della storia, nonché in quello della gastronomia e dei prodotti tipici locali». «Dobbiamo riuscire a mettere insieme i vari portatori di interesse, non solo incrementando la promozione del “prodotto Alpago”, ma anche presentando un’immagine che è rimasta ancora nascosta di quella terra – ha concluso Bottacin – . Se da secoli chi visita quei luoghi rimane incantato dai colori che propone, stagione dopo stagione, il nostro compito ora è quello di valorizzare tale bellezza e farla conoscere ben oltre i confini bellunesi».
Progetto di sviluppo turistico dell’Alpago, Comune per Comune, un rilancio per l’intera area, sfruttandone i punti di forza
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