Con il decreto Ronchi, per l’attuazione di obblighi e sentenze comunitarie, sono divenute subito operative le nuove disposizioni relative al “Made in Italy e prodotti interamente italiani”. Ora, un marchio aziendale, se rischia di confondere il consumatore, deve essere accompagnato dalla stampigliatura made in … (con il nome del Paese in cui è fatto). L’inadempienza comporta sanzioni pecuniarie da 10mila a 250mila euro. “Il provvedimento punta alla tutela del consumatore – commenta Luigi Curto, presidente dell’Unione Artigiani e Piccola Industria di Belluno – dissipando molte delle diatribe interpretative insorte, ma viene anche ad assicurare un’efficace valorizzazione del prodotto interamente italiano”. “Ora che non è più possibile vendere come made in Italy ciò che è stato prodotto all’estero – sottolinea Curto – è finalmente iniziato il processo di valorizzazione del patrimonio di professionalità propria delle piccole imprese”. Se finora si potevano introdurre sul mercato nazionale merci presentate ai consumatori come interamente prodotte in Italia (attraverso indicazione di vendita varie, quali “100% made in Italy”, “100% prodotto italiano” o simili) da oggi invece, s’intenderà “realizzato interamente in Italia il prodotto o la merce, classificabile come made in Italy ai sensi della normativa vigente e per il quale il disegno, la progettazione, la lavorazione e il confezionamento sono compiuti esclusivamente sul territorio italiano”. “La legge ora c’è – interviene il bellunese Tiziano De Toffol, presidente nazionale dei produttori di occhiali di Confartigianato – e soprattutto è già in vigore. Rappresenta, poi, un ulteriore tassello a favore delle piccole imprese del settore nell’ambito di una battaglia che ci vede coinvolti da molto tempo, un tassello importante perché a inizio settembre sembrava che il Governo andasse ad abrogare quanto riconosciutoci a fine luglio con un provvedimento legislativo. Grazie a una forte azione di Confartigianato siamo riusciti a stoppare e a recuperare la situazione”. Nel solo Veneto sono circa 25.000 le imprese, dei settori più vari: dal tessile-abbigliamento- calzaturiero-occhialeria alla metalmeccanica interessate alla tutela del made in Italy e circa 100.000 addetti: numeri davvero importanti.
“Nel caso specifico del settore dell’occhialeria tuttavia – precisa Tiziano De Toffol – i benefici effettivi restano più limitati, in quanto l’occhiale trattandosi di una produzione a elevato numero di lavorazioni, per essere marchiato made in Italy è sufficiente che solo un numero marginale di fasi di lavorazione avvenga in Italia. Ma la recente disposizione di legge è fondamentale per il futuro, perché impone un metodo preciso”. “Anche il voto di questi giorni (a maggioranza quasi bulgara) dell’Europarlamento – conclude il presidente nazionale Tiziano De Toffol – a favore dell’etichetta d’origine sui prodotti importati, la cosiddetta normativa “Made in”, che potrebbe portare entro un anno all’adozione di uno specifico regolamento, rappresenta un ulteriore passo in avanti per la tutela di chi sceglie di restare a produrre in Italia, contribuendo alla creazione di ricchezza diffusa, all’insegna della qualità, della tutela ambientale e della sicurezza nei luoghi di lavoro, benchè Confartigianato abbia già presentato un emendamento con cui chiede l’estensione del provvedimento anche all’occhialeria, mentre attualmente andrebbe a interessare solo prodotti tessili, gioielleria, abbigliamento, calzature,mobili, cuoio, lampade, ceramiche, vetro e borse”. Ma De Toffol lancia la sfida anche alle Associazioni dei consumatori. “La recente legge è prima di tutto una legge per una giusta tutela dei consumatori, che però al momento non vediamo particolarmente coinvolti. Noi , come produttori, invece continueremo a batterci per difendere anche il diritto dei consumatori ad identificare la qualità manifatturiera italiana”.