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Italia-Cina: la sfida dello sviluppo sostenibile

Corrado Clini: “Cina locomotiva mondiale dell’economia verde. Occorre aiutare questo paese, come l’India, cooperando per lo sviluppo sostenibile.  E la cooperazione ambientale Italia-Cina ha successo perché punta sulla promozione delle migliori tecnologie italiane per rispondere alla domanda di sviluppo sostenibile in netta crescita nella dinamica economia cinese”.

Venezia, 16 luglio – “La Cina oggi è la locomotiva mondiale dell’economia verde e questo è un dato di cui dobbiamo tener conto. Non basta semplicemente dire che la Cina è un paese che inquina e perciò deve essere costretto a rispettare obblighi ambientali identici a quelli che hanno paesi ad esempio come Europa o Stati Uniti. Più della metà della popolazione cinese non ha ancora accesso a elettricità e acqua e ciò riguarda più di tre quarti della popolazione indiana. Dunque non possiamo immaginare che per salvare il pianeta Cina e India precipitino nel sottosviluppo, ma dobbiamo aiutarli ad avere uno sviluppo sostenibile”. Lo ha detto oggi il direttore generale del Ministero dell’Ambiente, Corrado Clini,  oggi a Venezia in occasione della tavola rotonda “Italia-Cina: la Sfida dello sviluppo sostenibile”, svoltasi presso l’Hotel Hilton Molino Stucky, nell’ambito del summit dell’IPCC (organismo Onu sul cambiamento del clima che ha creato il Protocollo di Kyoto), che vede riuniti nella città lagunare fino a domani oltre duecento scienziati impegnati nella preparazione del Quinto Rapporto sul Cambiamento climatico, il documento che entro il 2013 dovrà fornire ai governi del mondo indicazioni scientifiche e valutazioni aggiornate sul “climate change”. Alla conferenza organizzata dalla VIU, Venice International University, già da molti anni impegnata con le sue risorse e competenze nel campo della cooperazione ambientale Italia-Cina, sono intervenuti oltre a Corrado Clini anche il Presidente della VIU e dell’ICE Umberto Vattani, Sun Chengyong, consulente scientifico dell’Ambasciatore in Italia della Repubblica Popolare Cinese, il presidente dell’IPCC Rajendra Pachauri, il professor Ignazio Musu, docente di Economia Politica all’Università Ca’ Foscari di Venezia e Presidente del TEN Center della VIU (Centro di formazione e ricerca nell’ambito della gestione ambientale e dello sviluppo sostenibile), e la professoressa Maria Lodovica Gullino, direttore di Agroinnova, Centro di competenza per l’innovazione in campo agroambientale dell’Università di Torino. Presenti anche gli assessori Fincato e Belcaro della Provincia di Venezia, ai quali il presidente Vattani ha rivolto un indirizzo di saluto, sottolineando “la lungimiranza e la determinazione dell’amministrazione veneziana nel promuovere la VIU, un centro di eccellenza riconosciuto a livello internazionale”. Alla conferenza anche una nutrita delegazione di alti funzionari della Municipalità di Pechino che stanno frequentando un corso di formazione alla VIU proprio in questi giorni.
Nel corso dell’incontro pubblico è stato presentato il volume “Sustainable Development and Environmental Management – Experiences and Case Studies”. Edito in inglese e cinese da Springer (Dordrecht, NL), è nato sulla scorta dell’esperienza, iniziata nel 2003 e tutt’ora in corso, di un programma di training sulle politiche ambientali e sugli strumenti per governarle, rivolto a numerose istituzioni del Governo Cinese. Il progetto ha interessato circa 5000 amministratori pubblici della Repubblica Popolare Cinese e si è svolto – a cura della VIU – nell’ambito di un Programma di Cooperazione coinvolgendo diverse istituzioni cinesi e università. “Una raccolta di materiali tecnici che possono essere utili per la didattica e per la disseminazione delle informazioni che riguardano la promozione dello sviluppo sostenibili in Cina, ha commentato Clini. “Durante l’esperienza di questi anni, che poi in Cina dura dal 2000 – ha proseguito – noi abbiamo partecipato ad un processo che è straordinario perché la Cina, che nel 2000 dedicava solo l’1  per cento delle risorse e pochissimo interesse alla protezione dell’ambiente, oggi è il Paese che investe di più e in assoluto e in percentuale per lo sviluppo delle tecnologie ambientalmente sostenibili e per affrontare la sfida della protezione dell’ambiente”.
Il consulente scientifico dell’ambasciata cinese, Sun Chengyong, ha sottolineato l’esemplarità del programma di cooperazione italo cinese, rilevando che “lo sviluppo sostenibile, un obiettivo che sta a cuore al governo cinese sin dal summit di Rio del 1999, non si può realizzare senza cooperazione tra Paesi sviluppati e Paesi emergenti per il trasferimento di conoscenze e tecnologie”. Un concetto sviluppato anche dal chairman dell’Ipcc, lo scienziato indiano Pachauri, che ha detto: “Tutte le sfide oggi sono globali, e l’unico modo per vincerle è costruire ponti tra i Paesi, proprio come fa la Viu nell’ambito di questo progetto, e scambiarsi conoscenze. Oggi ci si sta muovendo in questa direzione, avendo scoperto che l’universo, come recita un detto in sanscrito, è una sola famiglia”. Anche secondo il prof. William Clark della Harvard University, “occorre soprattutto investire nella ricerca scientifica e tecnologica, sviluppando una scienza della sostenibilità a livello planetario”. 
“La dimensione globale della sostenibilità ambientale è stata sempre presente nel corso degli anni in questo programma di training – ha sottolineato il Presidente del TEN Center della VIU, Ignazio Musu -, ma si è costantemente ampliata fino ad includere il Ministero per la Protezione ambientale della Repubblica Popolare Cinese, che ci ha chiesto di organizzare ogni anno un corso sugli Accordi Multilaterali Ambientali. Più di recente – prosegue – la collaborazione si è concretizzata anche nei due corsi annuali con la Commissione Nazionale Sviluppo e Riforma della Cina, rivolti in particolare ai funzionari “neofiti” provenienti da diverse province cinesi, sul tema dei fondamenti scientifici e politici della questione climate change”.
Il progetto di training avanzato sullo sviluppo sostenibile e il management ambientale per amministratori, docenti, funzionari e decision maker cinesi, è stato sviluppato in tre sedi, a Roma presso il Ministero dell’Ambiente, a Venezia alla VIU, e a Torino presso Agroinnova, in modo tale da consentire ai partecipanti di apprendere i diversi sistemi locali di management dell’ambiente.
“In particolare – spiega Maria Lodovica Gullino di Agroinnova, Vice Rettore dell’Università di Torino per l’internazionalizzazione – sono state coinvolte nel programma le istituzioni governative, accademiche e i centri pubblici e privati di ricerca, con l’obiettivo di sviluppare un duraturo network di ricercatori ed esperti locali e internazionali, ma anche di imprese, che sia capace di supportare lo sviluppo di sistemi sostenibili adattabili alle diverse esigenze territoriali. Nel corso degli ultimi anni – ha aggiunto a margine – Agroinnova, che coordina in Cina diversi progetti di cooperazione finanziati dal Ministero italiano dell’Ambiente, ha fatto investimenti per oltre 20 milioni di euro nel campo dell’agricoltura e della biosicurezza”.
A margine del convegno, il direttore Corrado Clini ha svolto anche una riflessione sui risultati del recente G8 dell’Aquila in campo ambientale: “L’impegno preso dai G8 a non superare impegna a non superare il limite di due gradi di innalzamento delle temperature da qui al 2050 è molto ambizioso. Non sappiamo se sia raggiungibile o meno – ha detto – però è importante averlo fissato perché dietro questo traguardo ci sono iniziative importanti che devono essere prese per cambiare il sistema energetico globale. La partita comincia adesso e il ruolo dell’Italia è quello di un paese leader del gruppo G8 che ha favorito la convergenza all’Aquila e che è impegnato a costruire un percorso condiviso a partire da Copenaghen”.

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