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Ben venga la chiusura della Prefettura

lettera 1Ritengo che, in un momento in cui la richiesta di sicurezza supera sicuramente l’offerta, anche solo ipotizzare di sguarnire la provincia dei centri di comando dei presidi di controllo del nostro territorio, qual’è ad esempio la questura, sia un’ulteriore dimostrazione della cecità della politica romana.

Mi rendo conto, invece, di essere (ancora una volta), contro corrente in merito alla ventilata cancellazione della Prefettura di Belluno. Non condivido assolutamente, infatti, la posizione di chi (e mi sembra che sinora sia la quasi totalità di quanti si sono variamente espressi nella materia), provando dispiacere e preoccupazione, si sta stracciando le vesti all’idea di perdere tale organo. La Prefettura non è altro che l’occhio, l’orecchio e la lunga mano del potere di Roma. Io non provo alcun dispiacere, nè la minima preoccupazione, perchè ho sempre sostenuto che le prefetture, vere e proprie regge dei commissari del governo centrale (con tanto di saloni da ricevimenti, guardie armate, cerimoniali, auto, autisti e reggenti vicari), andrebbero tutte cancellate e trasferitine i pochi servizi offerti al cittadino, presso gli uffici dell’ente Provincia. In Provincia potrebbero essere ricollocati senza traumi tutti gli impiegati della Prefettura con le proprie utili funzioni. Le mansioni di coordinamento amministrativo ed elettorale, quelle di controllo e sicurezza territoriale e quelle di collegamento inter-istituzionale del Prefetto, dei suoi assistenti e dirigenti, potrebbero essere assorbite dal Presidente della Provincia medesima e dai suoi assessori e dirigenti (ecco che così, risparmiando sulle sedi, sul numero dei dirigenti, delle spese di rappresentanza e suoi doppioni, torna in campo la necessità di ridare dignità all’ente provinciale, oggi snaturato, svuotato e svilito). Di certo chi anela all’autonomia del territorio dolomitico non si sentirà orfano del Prefetto e degli alti funzionari non bellunesi che lo circondano.

Questi potrebbero così tornarsene a Roma senza la preoccupazione di dover individuare soluzione a questioni e problemi a cui sicuramente provvedono con fedeltà ma che, con scarsa probabilità, possono sentire intimamente propri.
Paolo Bampo
Belluno, 11 ottobre 2015

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