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Dopo 50 anni per l’inclusione parliamo ancora di scuole speciali per bambini con disabilità? * di Ilenia Bavasso

Avvocato Ilenia Bavasso – consigliere comunale (Insieme per Belluno – Bene Comune)

Belluno, 18 novembre 2023 – Nel corso del consiglio comunale dell’8/11 l’assessore Roccon, rispondendo alla mia domanda riguardo al progetto di creazione in Nevegal di una scuola primaria per bambini con disabilità, ha dichiarato di aver appreso anche lui dalla stampa questa iniziativa della Nevegal 365 e, definendola addirittura “meritevole”, ha aggiunto che il Comune si sarebbe adoperato per sostenerla.

Sono trascorsi cinquant’anni dall’abolizione di scuole speciali e cd. classi differenziali, introdotte in epoca fascista esattamente cento anni fa.
Con la legge 517/1977 l’Italia è stato in assoluto il primo Paese a parlare di “integrazione” degli studenti con disabilità nelle classi e scuole comuni, imponendo a tutti gli enti interessati (amministrazione scolastica, Enti locali, Unità sanitarie locali) di porre in essere i servizi di propria competenza per sostenere l’integrazione scolastica generalizzata. Ma all’ epoca è ancora la persona con disabilità a doversi adattare al contesto: non la società ad accoglierla, ad includerla, adattandosi ad essa.
Di “inclusione”, infatti, si comincia a parlare solo con la Legge 104/1992 che inserisce tra i suoi obiettivi lo sviluppo delle potenzialità della persona con disabilità “nelle relazioni e nella socializzazione”.

Abbandonando l’approccio esclusivamente clinico sulla disabilità, la dimensione della socialità è oggi considerata il perno di un contesto educativo improntato allo sviluppo delle potenzialità dell’alunno con disabilità, esattamente come di tutti gli altri studenti.
Eppure, si parla ancora di scuole “speciali” per bambini “speciali”! E la politica, che dovrebbe per prima sostenere l’inclusione, loda tali iniziative di fatto ghettizzanti.
Sebbene sia umanamente comprensibile per una famiglia che si trova ad affrontare ogni giorno non solo gli ostacoli causati dal deficit del proprio figlio ma anche un sistema scolastico spesso inadeguato – per arretratezza degli strumenti e mancanza di personale formato sul sostegno – non vedere quale beneficio questo tragga dallo stare insieme al gruppo e concentrarsi solo sugli interventi mirati sul singolo, il rovescio della medaglia alla risposta, probabilmente specializzata, di queste scuole è l’isolamento degli studenti con disabilità e delle famiglie stesse.

E pace se un privato fa dichiarazioni di questo genere ma ciò che mi scandalizza è che l’attuale amministrazione sostenga questo privato (firmando addirittura una lettera d’intenti con una società di cui dimostra di non conoscere nemmeno i progetti, pur avendola orgogliosamente presentata in Consiglio comunale) e si dichiari favorevole a un progetto di esclusione del bambino con disabilità dalla società!

La risposta dell’assessore Roccon dimostra quanto spesso questa giunta si riempia la bocca di “inclusione” senza conoscerne il significato, sottovalutando l’importanza del fare rete tra politica, scuola e famiglia per educare la persona con disabilità ad essere più partecipe della vita in comunità.

Tale partecipazione dovrebbe essere lo scopo del progetto di vita di ogni alunno con disabilità! Ecco perché, come ho affermato in Consiglio comunale, le scuole speciali sono un fallimento della politica e della società.

Ilenia Bavasso *

* Consigliere di minoranza – Gruppo Insieme per Belluno Bene comune

 

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