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Predazioni dei lupi in Alpago. De Bernardin invoca metodi duri: se non si assumeranno decisioni forti la pecora pagota scomparirà

Andrea De Bernardin, segretario provinciale Lega

“Gli animalisti da tastiera cosa mi dicono degli oltre 700 ovini uccisi in 4 anni in Alpago dai lupi? I selvatici devono fare i selvatici, la cattiva gestione porta solo ad una cattiva convivenza, contro natura”.

Sono le parole del segretario provinciale della Lega – Liga Veneta Andrea De Bernardin in merito al tema lupi e gestione sul territorio.

“Nelle scorse settimane ho seguito la storia di Bambotto, il cervo di oltre 150 chili, dalle corna enormi, al quale per anni gli abitanti di San Tomaso hanno dato da mangiare nel giardino di casa quando non proprio in casa. Prima c’erano state le povere marmotte del Passo Sella, tutte morte una dietro l’altra a causa dell’allungamento a dismisura delle zanne e dell’impossibilità di alimentarsi. Le zanne erano cresciute perché non praticavano più l’attività di roditori, ricevendo costantemente cibo goloso dai turisti. Sono due esempi di storie di avvicinamento contro natura tra selvatici e uomo, entrambe finite in modo tragico”

Il segretario insiste sulla naturalità del rapporto tra uomo e selvatici, sulla necessaria distanza tra i due come elemento imprescindibile ad una buona convivenza. “Non solo è sbagliato intervenire sull’alimentazione del selvatico somministrando cibo umano e sintetico – prosegue De Bernardin -, ma è proprio sbagliato favorire il contatto e la confidenza perché si altera il rapporto con conseguenze che possono essere fatali. I selvatici sono imprevedibili, vanno tenute le distanze”. Così è per la convivenza con il lupo, una convivenza turbolenta causata, secondo il segretario della Lega, da una cattiva gestione del grande predatore.

“Il 90% degli ovini uccisi negli ultimi 4 anni sono in Alpago, parliamo di oltre 700 capi – prosegue De Bernardin -. Parliamo di un territorio noto per la pecora pagota, tipicità preziosa e di cui andare fieri, ma non so ancora per quanto. La razza, infatti, è destinata a scomparire se non si assumeranno decisioni forti e definitive, perché sempre meno allevatori sono disposti a proseguire la professione e a sopportare continue predazioni”.

Le soluzioni di necessità passano anche per un controllo di tipo venatorio della specie, specifica De Bernardin, come avviene in Austria e in Slovenia. “Due Paesi dove, non a caso, la convivenza è tranquilla e pacifica”, aggiunge.

“Chi si preoccupa tanto di Bambotto e dei lupi, dovrebbe pensare un attimo anche alle centinaia e centinaia di pecore, asini, agnelli uccisi dal grande predatore in questi anni – conclude il segretario -. Il lupo deve essere indotto a stare nei boschi, lontano dall’ambiente umano e se servono metodi duri non dobbiamo vietarli a prescindere e inorridire per buonismo. A me, personalmente, fanno inorridire le foto che ormai quotidianamente si vedono di povere bestie sbranate e ridotte a brandelli da branchi di lupi ai quali non sono riuscite a fuggire. La situazione al momento è leggermente fuori controllo, perciò invito a usare meno buonismo e più pragmatismo”

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