Aumento della superficie di disboscamento del lariceto secolare di Ronco, mancanza di autorizzazione paesaggistica di due nuovi edifici non previsti nel progetto definitivo, assenza del certificato di avvenuta bonifica da ordigni bellici inesplosi.
Sono questi i motivi che hanno indotto Italia Nostra a ricorrere contro il progetto esecutivo della pista da bob chiedendone l’annullamento.
Questa azione legale si aggiunge al precedente ricorso con il quale si chiedeva l’annullamento del progetto definitivo per violazione e mancata o errata applicazione delle procedure di valutazione ambientale.
Nel progetto esecutivo l’aumento di oltre 1400 mq della superficie di disboscamento del lariceto secolare ai piedi del Col Druscié, rende sempre più incomprensibile (e illegittima) la decisione della Regione del Veneto di non sottoporre a VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) la realizzazione della nuova pista.
Le varie Direttive adottate dall’Unione Europea in materia di VIA e la giurisprudenza della Corte di Giustizia del Lussemburgo, infatti, sono chiare nell’affermare come sia obbligatorio “sottoporre ad una valutazione d’impatto tutti i progetti per i quali si prevede comunque un significativo impatto ambientale, in particolare per la loro natura, le loro dimensioni e la loro ubicazione” come nel caso della pista da bob.
La nuova infrastruttura sportiva, come noto, andrebbe a gravare su un’area ad altissima sensibilità ambientale, con un vincolo paesaggistico che interessa tutto il territorio comunale, ai piedi del sito UNESCO delle Dolomiti e limitrofa alla rete ecologica europea “Natura 2000”.
Il progetto esecutivo, inoltre, manca dell’autorizzazione paesaggistica dei due nuovi edifici previsti (la cabina elettrica della pista e la Partenza Trainer) e del certificato di avvenuta bonifica da ordigni bellici inesplosi, indispensabile visto che Cortina d’Ampezzo è stata teatro degli avvenimenti della Prima guerra mondiale e dal maggio del 1915 è stata oggetto di continui cannoneggiamenti dell’esercito austroungarico in seguito all’occupazione della città da parte delle truppe italiane.
Questa grave omissione rischia di far correre seri rischi in primo luogo alle maestranze impegnate negli scavi e, in seguito, agli utilizzatori e agli spettatori dello Sliding Centre.
Le lacune progettuali denunciate si vanno a sommare all’indeterminatezza del quadro economico, che ha già fatto naufragare due procedure d’appalto, mentre la gestione post Olimpiadi rischia di portare al default il Comune di Cortina d’Ampezzo.
Contro queste criticità e contro la temuta devastazione ambientale connessa ai lavori, domenica scorsa centinaia di persone hanno manifestato nella città ampezzana affinché le competizioni degli sport di bob, slittino e skeleton dei Giochi olimpici invernali del 2026 si svolgano a Innsbruck. Secondo le dichiarazioni ufficiali del Sindaco di Innsbruck e del responsabile tecnico, la pista di Igls è disponibile per una spesa di 12 milioni e mezzo di euro, comprensiva di una collaborazione anche post Olimpiadi, a favore di bob, slittino e skeleton italiani. Con una spesa che corrisponde a meno di un decimo dei costi per la costruzione della nuova pista da bob a Cortina. Una soluzione più che economica per le casse del nostro Stato e senza consumo di suolo per il territorio di Cortina, a garanzia di un’Olimpiade sostenibile come auspicato dal CIO.
Italia Nostra – Sezione di Belluno