Belluno, 26 febbraio 2023 – Serata di successo alla Libreria Tarantola di Belluno per la presentazione de “L’inquietante morte di Lea Luzzatto” il nuovo libro di Roberto De Nart, una storia realmente accaduta nel 1946 a Belluno, tratta dagli atti processuali dell’Archivio di Stato di Venezia.
La conduttrice della serata, Anna Polifroni, avvocato del Foro di Belluno, che ha trattato la parte giuridica della vicenda, in apertura della presentazione, ha accompagnato un pubblico particolarmente attento, attraverso tre storie di femminicidi del ‘900 oggetto delle precedenti pubblicazioni dell’autore. Il caso di Marta Kusch uccisa il 5 maggio 1945 a Pedavena del libro “I soldi della Contessa“. Un omicidio a scopo di rapina rimasto impunito poiché i responsabili si avvalsero dell’amnistia Togliatti che prevedeva la non punibilità per fatti di guerra commessi tra l’8 settembre 1943 e il 18 giugno 1946. Benché quella rapina poco o nulla avesse a che vedere con la guerra, peraltro già finita. L’autore ha sintetizzato quindi la vicenda di Linda Cimetta, la titolare del bar Vittoria di Belluno, anche lei uccisa a scopo di rapina a Venezia e ritrovata nel maggio 1947 in un baule affondato in laguna. Una storia processuale molto articolata con due ergastoli, 4 processi e altrettanti ricorsi in cassazione (“Il delitto Cimetta“). Il terzo caso. “Il delitto di Busto Arzizio” riguarda la ragazza di Cesiomaggiore, la 21enne Silvia Da Pont fatta morire a Busto Arsizio nell’ottobre del 1951 da un insospettabile cavalier Candiani, ovvero “l’orco di Busto Arsizio” di cui Dino Buzzatti, allora cronista di nera a Milano, scriverà “L’ha tenuta nascosta come una sorta di bambola vivente tutta per sé, alimentandola con qualche cucchiaino di vino e latte”.
Della povera Lea Luzzatto, trovata morta in una pozza di sangue, in circostanze misteriose, nella gelida sera di quel martedì 17 dicembre del ’46, con il termometro sceso a 10 gradi sottozero, sono stati raccontati i retroscena emersi dalle carte processuali. Le pressioni, i condizionamenti, le anomalie, tali da far scrivere a un cronista di razza qual era Egisto Corradi sul Corriere d’informazione nel febbraio del 1948 “Se processo ci sarà, sarà processo grosso e difficile. Il tragico caso Luzzatto coinvolge una delle più influenti famiglie di Belluno e si innesta in una situazione di fatto tipicamente provinciale, chiusa e irretita, e già a prima vista non ideale per la libera ricerca della verità”.