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martedì, Marzo 21, 2023
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Unione popolare: “Medici di base, Veneto al collasso”

Nel nostro paese, in 20 anni, l’indice di vecchiaia che misura il rapporto tra gli over 65 e gli under 15, è passato da 131 a 182. Cioè, ogni 100 giovanissimi ci sono 181 anziani over 65. In una società più anziana crescono i bisogni sanitari. Il medico di base è il trait d’union tra territorio ed ospedale. Conosce i pazienti, sa interpretare le loro necessità, le preoccupazioni e sa guidarli.

Ricordiamo che uno studio dell’Università di Padova ha dimostrato che il Covid si è più diffuso, ed è stato più letale, proprio dove mancano i medici di base: ovvero in Lombardia e Veneto.

Le amministrazioni Zaia hanno totalmente fallito la programmazione.

Oggi ci sono 639 zone carenti, cioè mancano quasi 640 medici di base. La tendenza è veramente preoccupante. All’inizio del 2022, in Veneto c’erano 2862 medici di base: nei prossimi sette anni, 1878 andranno in pensione ma ne entreranno solo 595. Questo significa che oggi mancano 639 medici, ma nei prossimi sette anni ne perderemo altri 1283. Infatti, una parte significativa dei veneti è già senza medico di base, ma il fenomeno aumenterà. La Lega veneta è riuscita dunque a distruggere la medicina del territorio.

Zaia ha sempre definito la sanità veneta un’eccellenza, eppure siamo l’unica regione che, con la Sicilia, non ha ancora fatto la riforma delle case di riposo richiesta nel 2000. Oggi, oltre 3000 anziani veneti hanno il diritto di entrare nelle Case di Riposo ma vengono respinti. Una vergogna che mette in difficoltà molti cittadini e le loro famiglie. Perché siamo arrivati a questo? Perché oggi, solo nelle Case di riposo venete mancano 4000 Oss e 2000 infermieri. Interi reparti non hanno riaperto dopo il Covid per mancanza di personale.

La medicina del territorio nel Veneto è quindi al collasso. La Lega, che governa il Veneto da vent’anni, è responsabile di questo disastro. La cosa paradossale e inquietante è che il tema della sanità pubblica sembra essere stato espulso dal dibattito nazionale. Senza il diritto alla cura per tutte e tutti un paese non può dirsi civile.

Bisogna aumentare di almeno 20 miliardi la spesa sanitaria, tagliata ancora dal governo Draghi, da qui al 2024. Bisogna rendere di nuovo attrattiva la sanità pubblica per il personale: aumentare gli stipendi, armonizzare la qualità del lavoro con la qualità della vita, valorizzare il personale, spesso trattato nella nostra regione come l’ingranaggio di una catena di montaggio.

UNIONE POPOLARE

 

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